Dicesi capitalismo il sistema economico nel quale la produzione è finalizzata al profitto di chi ha capitale da investire e non al benessere della società nel suo complesso. Tale sistema è contrassegnato da una profonda iniquità e da una profonda irrazionalità. Iniquità perché determina le condizioni per lo sfruttamento e la miseria crescente della maggioranza della società. Irrazionalità perché rende impossibile ogni gestione e programmazione dell’economia in conformità ai bisogni reali delle persone.
Nell’attuale situazione di globalizzazione, derivante dall’abbattimento delle frontiere per le merci e soprattutto per i capitali, non già per le persone, il capitalismo assume varie caratteristiche ulteriori, se possibile ancora più dannose di quelle classiche. Mi limiterò in questa sede a citarne due. La prima, che ho avuto più volte occasione di citare su questo blog, è la prevalenza della finanza che si ritorce anche contro la stessa produzione reale, provocando crisi senza uscita apparente come quella che stiamo vivendo. La seconda è la sua estensione su scala planetaria, che sfrutta per penetrare i posti nei quali è più facile lo sfruttamento della forza lavoro e la devastazione dell’ambiente. Questa seconda caratteristica viene utilizzata per disinvestire in patria, provocando disoccupazione e spostarsi su mercati del lavoro più favorevoli.
Nessuno osi dire che la presenza delle multinazionali in Paesi come il Bangladesh costituisce un’opportunità per le popolazioni che ci vivono. La realtà è che vengono stravolte le tradizionali economie di sussistenza, si demolisce preventivamente ogni possibile ruolo dei sistemi pubblici e si creano quindi le condizioni per il reclutamento di manodopera che vede come unica possibilità di sopravvivenza lo sfruttamento selvaggio in luoghi come quelli dove pochi giorni fa sono morte sotto le macerie circa mille fra operaie e operai.
Situazioni che, tendenzialmente, si vorrebbero introdurre anche in Paesi come il nostro, dove del resto continuano a intensificarsi gli incidenti sul lavoro, cui si accompagnano sempre più spesso suicidi di disoccupati e altri fenomeni di disperazione, dei quali fanno le spese ignari passanti o appartenenti alle forze dell’ordine.
La classe politica che fa finta di governarci è ovviamente del tutto sorda e cieca di fronte a fenomeni di questo genere. Innanzitutto perché, nella sua gran parte, è stata acquistata da tempo un tanto al chilo dai padroni del vapore o ne fa parte direttamente. In parte perché priva di cultura e consapevolezza storica.
Qualcuno spieghi a Pd e grillini che esiste la lotta di classe. Solo che, almeno in Italia e da molti anni a questa parte la fanno solo i padroni. Gli altri subiscono e si disperano. E il mondo va a rotoli. Obiettivo Bangla Desh?