Il Popolo della Libertà punta a riaprire i termini del condono edilizio. Nella sua prima uscita pubblica da presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma ha detto: "I cittadini non possono vedere la loro casa andare giù". Seimila ogni anno gli immobili costruiti senza autorizzazione, 170mila quelli già censiti dall'Agenzia del Territorio
BASTA promettere il colpo di spugna ed è fatta. Silvio Berlusconi ha vinto così le elezioni politiche in Campania, una delle regioni chiave per impedire la vittoria del centrosinistra anche al Senato. Bastava essere alla chiusura della campagna elettorale a Napoli nel catino della Fiera, piena zeppa di abusivi, tutti di necessità, ovviamente, con i loro cartelli “Sì alla casa”, “No alle demolizioni”, per capire. I gerarchi del Pdl, Nitto Palma, Gigino Cesaro, Alessandra Mussolini e Carlo Sarro, promisero sanatorie e riaperture di termini, e gli abusivi votarono compatti per il Cavaliere. Ora il Pdl si appresta a pagare la ricca cambiale.
Francesco Nitto Palma nella sua prima intervista da presidente della Commissione giustizia del Senato, lo ha giurato: “Presenteremo subito una iniziativa di legge per tutelare gli interessi dei cittadini campani che non possono vedere andar giù la loro casa”. Un disegno di legge è già pronto. “Il condono – dice Arturo Scotto, deputato napoletano di Sel – è l’autobiografia del Pdl in Campania, qui alle scorse elezioni, in due settimane, Berlusconi è riuscito a recuperare migliaia di voti concedendo quella che è una vera e propria licenza di uccidere il territorio. Ora vogliono riaprire i termini del condono, una iattura, con il Pd che sembra essere dentro un incantesimo e vuole trasformare i rospi (Alfano, Cesaro, Nitto Palma) in fatine”.
“L’abusivismo in Campania – è la reazione di Michele Buonomo, presidente di Legambiente – ha creato situazioni di non ritorno, le case illegali sono migliaia, quelle costruite per necessità una piccolissima percentuale. Si vada a vedere piuttosto chi c’è dietro l’urbanistica totalmente abusiva”. La camorra, parlano i dati. L’81% dei comuni sciolti per mafia in Campania negli ultimi vent’anni è stato commissariato anche per gli abusi edilizi e per il mattone illegale. In provincia di Napoli sono l’83%, il 77 in quella di Caserta. Napoli città ha anche un record, Pianura, 58mila abitanti e 70mila domande di sanatoria, il quartiere con il più alto indice di abusivismo d’Italia.
Debole e malamente attrezzato l’esercito che combatte mattone selvaggio. Nell’ufficio condoni del Comune di Napoli si sono accumulate 110mila pratiche di sanatoria, quando verranno evase è un mistero. Sta di fatto che nel corso degli ultimi trent’anni è bastato il solo annuncio di un provvedimento di condono perché case e villette abusive spuntassero come funghi.
LA PRIMA sanatoria, quella del 1985 varata dal governo Craxi, che metteva in regola gli abusi fino al 1983, in soli due anni provocò l’edificazione di 230mila vani abusivi. “Ecco perché – sostiene il presidente di Legambente Campania – questa nuova offensiva sulla sanatoria è pericolosissima”. Difficile sanzionare gli abusivi, al limite dell’impossibile abbattere le case costruite in zone vincolate, molti Comuni preferiscono chiudere un occhio. “I procuratori della Repubblica denunciano che a fronte del dilagare del fenomeno – che, assieme alla devastazione del territorio, afferma la presenza di una illegalità così diffusa tanto da non essere più percepita come tale – si registrano gravissime inerzie degli amministratori locali che non procedono alla demolizione dei manufatti abusivi, consentendo, di fatto la prosecuzione del godimento da parte dell’occupante”, ha denunciato nella sua ultima relazione il procuratore della Corte dei conti della Campania, Tommaso Cottone.
Insomma, chi costruisce abusivamente non solo ha altissime probabilità di farla franca, ma ci guadagna pure. Perché sulle “case fantasma” l ‘Imu è stata cancellata all’origine. I magistrati contabili hanno fatto delle simulazioni contabili arrivando a scoprire che se le 170mila case illegali già censite dall’Agenzia del territorio della Campania pagassero tutte le imposte, porterebbero nelle casse di comuni oltre 120 milioni di Imu e 53 milioni per il recupero dell’Ici non pagata.
da Il Fatto Quotidiano del 15 maggio 2013