Uno sfratto ogni 15 minuti. A Madrid la fine della bolla immobiliare solo nel 2012 ha segnato un record di pignoramenti: quasi 40mila appartamenti, secondo i dati diffusi per la prima volta dalla Banca di Spagna. L’83 per cento delle case erano abitate da famiglie che non sono state più in grado di far fronte alle rate del mutuo, a causa della crisi economica e di un tasso di disoccupazione pari al 26,5 per cento, che significa circa sei milioni di senza lavoro, con punte al 57% tra i giovani. 

Su un numero complessivo di 39.167 abitazioni, 32.490 rappresentavano l’unica residenza di proprietà. Oltre la metà delle riconsegne (20.972) sono avvenute spontaneamente e di queste il 75 per cento (15.826) sono state catalogate come dación en pago, procedura che porta alla estinzione del debito al momento della consegna della casa alla banca di riferimento. Almeno 2.405 famiglie sono state invece sfrattate con la forza e in 355 casi è stato necessario l’intervento della polizia per eseguire i provvedimenti. In ogni caso la Banca centrale iberica ha sottolineato che il dato va preso con margine di cautela, visto che riguarda circa l’85 per cento del credito ipotecario che gli istituti finanziari gestiscono. Insomma non “riflette la totalità del settore bancario spagnolo”.

Intanto però tra il 2008 il 2012 in Spagna sono state sfrattate per morosità oltre 400mila famiglie. Una cifra che continua a crescere e ha portato il Paese a una serie di suicidi senza tregua: a gennaio del 2012 si sono registrati almeno quindici casi. L’ultimo in ordine di tempo lunedì scorso a Barcellona. Un uomo di 40 anni è stato trovato impiccato nella sua abitazione dagli agenti della polizia, che quella stessa mattina erano andati a notificargli l’ingiunzione.

In risposta il Parlamento ha approvato una nuova legge per frenare gli sgomberi esecutivi, ma non l’articolo più importante, secondo gli attivisti della Pah, la Piattaforma per le vittime dell’ipoteca. Il decreto legge, entrato in vigore il 10 marzo e approvato solo coi voti del Partito popolare, con maggioranza assoluta alla Camera, paralizza per due anni gli sfratti delle famiglie più deboli, limita gli interessi di mora e permette ai giudici di sospendere uno sgombero, previa il riscontro di qualche clausola abusiva.

Il punto però, contestato dagli attivisti, sta tutto in un articolo della normativa che è arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri grazie ad un’iniziativa legislativa popolare con 1,4 milioni di firme: la possibilità di saldare il debito con la banca attraverso la sola restituzione dell’immobile. Secondo la legge iberica infatti, non basta consegnare l’abitazione all’istituto di credito per estinguere il mutuo. La casa viene rivalutata, quasi sempre al ribasso in base all’attuale stato del mercato immobiliare, costringendo le famiglie a restituire anche una quantità di denaro, spesso non indifferente.

Alcune regioni come l’Andalusia, le isole Canarie e la Catalogna hanno preso delle misure urgenti per contenere il fenomeno, con l’espropriazione temporanea delle abitazioni per evitare gli sfratti e la creazione di una tassa sugli immobili vuoti nel Paese – quasi 1 milione -, la maggior parte appartenenti agli istituti di credito. Intanto la Pah è riuscita a fermare 654 sgomberi forzosi in tutta la Spagna e offre un appoggio alle famiglie a rischio.

Secondo un’indagine realizzata dalla Piattaforma su 6mila deshauciados (sfrattati) nel 2012 e pubblicata nel libro Vidas hipotecadas di Ada Colau e Andriá Alemany, le banche che hanno realizzato più pignoramenti sono Bankia (16 per cento), Bbva (12 per cento), Banco Santander (10 per cento), Caixabank (8 per cento), Cam (7 per cento), Catalunyacaixa (6 per cento), Banca Cívica, Banesto, Caixa Penedés e Unnim.

Lo studio dell’associazione aveva segnalato pure che nell’82 per cento dei casi nelle abitazioni pignorate viveva un minorenne. La maggior parte degli sfratti riguardavano una cifra inferiore ai 200mila euro, con mutui firmati prima del 2006. L’89 per cento delle vittime aveva chiesto, senza esito, una rinegoziazione, mentre la metà di loro hanno perso il lavoro. In totale poi il 65 per cento degli sfrattati sono spagnoli, mentre il 35 stranieri.

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