Festival Cannes 2013Arrivare a Cannes è un gesto di fede, che supera anche l’atto professionale. Tutti sanno che il miglior cinema abita in quel segmento arredato a palme & yacht, ma oggi anche da mercanti magrebini che svolgono la funzione di welfare laddove pranzi & cene svuoterebbero le tasche dei precari. E alla 66ma edizione del principale cine-festival del mondo i lavoratori occasionali sono tanti, troppi.

La crisi raccoglie anche i resti della Croisette, del luogo magico par excellence in cui le stelle si danno in pasto ai comuni mortali. Per questo, forse, anche il cinema è sempre più vittima di quell’abusato vocabolo che risponde al nome di “ibridazione”. Ed è per il medesimo motivo che è sempre più difficile operare i distinguo. Il cinema ormai assorbe tutto, per sopravvivere. Tornando così alle sue mitiche origini, alla definizione di cinema puro.

Allo stesso modo la kermesse diretta da Thierry Fremaux si adegua, si fortifica, e si inebria per virtù di mescolanza. Nella fabbrica degli specchi e migrazioni di generi/attori/personaggi/sdoganamenti troviamo un esemplare chiamato La danza de la realidad diretto da quella creatura misteriosa che porta il nome di Alejandro Jodorowsky. Nessuno l’ha visto, ancora, questo film autobiografico dello psico-mago cileno residente a Parigi e che già partorì “oggetti” stravaganti come El topo e La montagna sacra. Si trova in una sezione che lambisce il dorato carrozzone cannense, La Quinzaine des Realisateurs, luogo intimo che accarezza la cinefilia fino a tarda notte, mentre fuori il richiamo è solo “let’s go parties”.

Jodorowsky è presente anche in un altro materiale filmico, e sempre nella stessa sezione, col documentario Jodorowsky’s Dune, diretto da Frank Pavich. Perché lo psico-mago voleva meta-filmare Dune: ne è risultato un meta-documentario. Ne dà testimonianza persino il regista cult Nicolas Winding Refn, ivi intervistato e per l’occasione e-migrante dal concorso ufficiale, dove gareggia con Only God Forgives.

Attesissimo post Drive con un presumibilmente altrettanto violento Ryan Gosling, suo confermato attore feticcio. Neppure questo film è stato ancora visto, ma – gioia per i fan – è tra le prime pellicole della Croisette che si vedranno nei cinema d’Italia: dal 30 maggio. Tre titoli, due risonanze, una migrazione: gli esempi di un vortice che domani inizierà, ed è ancora tutto da scrivere e vivere. Per ora solo aspettative, speranze, emozioni.

 

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