L'indagine della Procura di Modena sarebbe indirizzata verso un romano, o sedicente tale, che su Facebook all’indomani della nomina al dicastero dell'Integrazione della deputata Pd modenese, aveva iniziato ad offenderla con epiteti razzisti
La procura della Repubblica di Modena ha aperto un fascicolo affidato al procuratore aggiunto Lucia Musti per istigazione all’odio razziale in base alla legge Mancino. C’è stretto riserbo sul contenuto dell’indagine che sarebbe indirizzata verso un romano, o sedicente tale, che su Facebook subito dopo la nomina a ministro di Cecile Kyenge a fine aprile, aveva iniziato ad offenderla con epiteti razzisti. L’identità del nickname su cui si è indirizzata l’attenzione dei poliziotti della Digos non sarebbe ancora confermata. Per questo motivo è già stata inoltrata una rogatoria internazionale per arrivare, tramite i gestori del famoso social network, al responsabile dei ripetuti insulti.
Già dal pomeriggio del 27 aprile il profilo sul social network del medico oculista di Castelfranco Emilia di origine congolese, era stato letteralmente inondato di messaggi di auguri. Ogni tanto tuttavia comparivano insulti pesanti a sfondo razziale. Talmente pesanti che non è detto che l’inchiesta di Modena non si allarghi anche ad altre persone.
Fin dalla sua nomina il primo ministro nero e di origine africana nella storia d’Italia è stata al centro di insulti e ironie: ”In questi giorni ho letto che dicono di me che sono la prima ministra di colore: io non sono di colore, sono nera, lo ribadisco con fierezza”, aveva detto l’esponente del Partito democratico nella sua prima conferenza stampa. “Non mi aspettavo tanti insulti ed essendo una persona umana ne sono rimasta ferita, ma non credo che gli insulti possano fermarmi”.
Negli ultimi giorni poi Cecile Kyenge è stato al centro degli attacchi della Lega nord che di fatto ha strumentalizzato l’omicidio a colpi di piccone commesso dal ghanese Kabobo a Milano. Nel rispondere al deputato Nicola Molteni della Lega Nord che aveva chiesto all’esponente di governo parole di condanna per l’aggressione omicida di Milano, il ministro ha chiarito: ”Non bisogna fomentare l’odio. È troppo facile dire che esiste un’equivalenza tra immigrazione e reati, ma non è vero. È giusto punire i reati, indipendendentemente dall’origine di chi li commette”, ha concluso esprimendo le sue condoglianze ai familiari delle vittime di Milano.
Per il ministro, che nella giornata di mercoledì ha risposto al question time alla Camera, ”la questione dell‘integrazione degli stranieri è ineludibile, per i vari tipi di Centri di identificazione e di espulsione si spendono 200 milioni di euro, un tale impegno finanziario dovrebbe richiedere attenzione sull’efficacia della spesa, al di là di facili slogan”.