Un privilegio della casta. Il Movimento 5 Stelle ha liquidato così l’estensione dell’assistenza sanitaria per i conviventi dei parlamentari omosessuali, approvata con voto congiunto di Sel, Pd, Pdl durante l’ufficio di presidenza della Camera. La proposta era arrivata da Ivan Scalfarotto, deputato del Partito democratico, che aveva chiesto di allargare l’assistenza anche al proprio compagno. “Stiamo attenti a non strumentalizzare la decisione”, ha commentato al Fattoquotidiano.it Vito Crimi, capogruppo al Senato, “non dimentichiamo che noi siamo sempre quelli che come primi disegni di legge hanno presentato tre proposte che riguardano diritti civili e matrimoni gay. Non ammettiamo che qualcuno ci venga a fare lezioni sull’argomento”.
Le giornate sono quelle della post discussione sulla restituzione della diaria e la black list di Beppe Grillo per i dissidenti. Le tensioni sono nell’aria e gli eletti grillini sono preoccupati che ogni decisione possa essere scambiata per un passo falso. Prima l’assemblea fiume per ritrovare l’unità perduta, poi un’astensione sulla base di un principio interno che rischia di essere facilmente strumentalizzata. “Questa possibilità”, ha continuato Crimi, “dovrebbe essere prevista per tutti gli italiani. Come al solito per i parlamentari si riesce a derogare e ottenere diritti che dovrebbero essere estesi a tutti. Troppo facile così: una cosa giusta diventa un privilegio se riservato ai soli parlamentari”. Un’operazione di facciata, sostengono gli eletti 5 Stelle, che tutela poche persone esponenti della “casta” e non un passo avanti verso la conquista di nuovi diritti. “Non dimentichiamo – ha continuato Vito Crimi – che noi vorremmo togliere l’assistenza sanitaria ai familiari dei parlamentari. La riteniamo un’estensione di un diritto che di per sé non ci risulta legittimo”. Il gruppo alla Camera vuole lavorare per capire in che cosa consiste in termini di spese l’assistenza sanitaria dei parlamentari. “Ora non venite a dirci che siamo contro gli omosessuali o che vogliamo ostacolare i cambiamenti perché è stata fin da subito una delle nostre battaglie”.
E le giornate a Montecitorio per il Movimento 5 Stelle sono sempre più lunghe. Un’assemblea lunedì 13 maggio durata fino a tarda notte e poi una settimana di votazioni e tentativi di ricompattare il gruppo. Così sull’astensione in merito ai diritti sanitari per i compagni dei parlamentari omosessuali hanno voluto mostrare tranquillità. “E’ davvero una scelta ipocrita”, ha commentato a caldo Carla Ruocco, deputata del Lazio, “per noi contano solo i fatti e non i bei gesti. Questa votazione non aveva nessuna finalità pratica”. Nell’occhio del ciclone secondo la deputata, una sanità che non esiste perché martoriata dai tagli. “Ci parlano di un privilegio che tanto non può più essere garantito in un Paese dove la sanità, gli ospedali e le cure primarie vengono dopo l’Expo. Venirci a criticare ora su questo tema è davvero fazioso e ipocrita”. Della stessa opinione Sebastiano Barbanti, deputato della Calabria: “Non accetto che ci attacchino anche su questo punto. Dopo giornate infinite in cui portiamo avanti numerose battaglie, si tenta di strumentalizzare problemi inesistenti. Lo sanno tutti quali sono le nostre posizioni in merito”.