Le due donne, un'insegnante e la direttrice dell'istituto scolastico, ora ai domiciliari, sono state incastrate dalle telecamere installate in aula. Alcuni bambini venivano selezionati come "kapò" e invitati a schiaffeggiare i compagni. Uno costretto a pulire la propria urina. Anche disagiati psichici apostrofati con termini come "bastardo"
Apostrofavano i bambini con psico disagi chiamandoli “scemo”, “zozzo”, “bastardo”. O li vessavano costringendoli a comportamenti umilianti. Una maestra e la coordinatrice della scuola per l’infanzia “San Romano”, nel quartiere Portonaccio di Roma sono state arrestate con l’accusa di maltrattamenti e percosse a minori. Ora le due si trovano agli arresti domiciliari, mentre continuano ad emergere particolari sul trattamento riservato ai piccoli studenti.
Le indagini hanno portato alla luce vari casi in cui i bambini sono stati sottoposti a situazioni mortificanti: ne è un esempio il caso di un piccolo, colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni costretto a inginocchiarsi e pulire tutto con un fazzoletto di carta, dopo essere stato minacciato, di fronte agli altri, di doverla pulire con la faccia.
Poi un vero e proprio sistema di controllo attraverso il quale gli alunni più grandi erano utilizzati come “kapò” per gestire i più piccoli, tutti tra i tre e i quattro anni e incitati alla violenza. “Vai e schiaffeggialo”, ordinavano. E ancora: maltrattamenti, insulti e percosse che andavano avanti da anni. Bambini che erano definiti “una cosa inutile, testoni“. A incastrare le due sono state le telecamere installate in aula dopo che gli inquirenti avevano ascoltato alcuni testimoni. Dalle indagini è anche emerso che, nonostante la maestra, una donna di 63 anni, fosse stata più volte criticata e ripresa anche dalle sue colleghe per i suoi “metodi educativi“, continuava nei suoi comportamenti perché coperta dalla direttrice, l’altra donna, una 57enne, arrestata dalla polizia, che così andava contro i suoi doveri di vigilanza e controllo.
La coordinatrice aveva fatto passare sotto silenzio le denunce, anche minacciando provvedimenti nei confronti di chi lanciava accuse contro l’insegnante. “Vogliamo vedere i video registrati dalla polizia in aula e capire che cosa succede in questa scuola. Noi non ne sapevamo nulla”, è la richiesta dei genitori, increduli. “Non abbiamo mai sospettato nulla, la coordinatrice era sempre molto gentile”, aggiungono. E’ grande lo sconcerto e l’incredulità: “La direttrice e l’insegnante partecipavano alle riunioni come se niente fosse. Non ne abbiamo mai saputo niente, per me è ancora inimmaginabile. Sono sconvolta, voglio la verità e andare in fondo a questa storia”, dice una donna, madre di un bimbo autistico. Le attività nell’asilo, comunque, continueranno.
Ma la maestra, che all’arrivo delle forze dell’ordine non si è scomposta, anzi, ha mostrato freddezza e ha sorriso con sarcasmo agli agenti, ha continuato a sostenere la validità del suo metodo educativo. “I miei metodi funzionano”, ha continuato a ripetere. La direttrice, invece, si è mostrata più stupita: “Siete poliziotti veri?”, avrebbe chiesto.
Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte e dirette dal dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza “San Basilio“. La misura cautelare è stata accordata dal gip di Roma Elvira Tamburelli. Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco Gianni Alemanno. “Si tratta di un caso gravissimo sul quale mi auguro gli inquirenti facciano immediatamente luce”, ha detto.”Noi faremo il possibile per sapere come sono andate le cose e, se sono confermate, bisogna dare una reazione molto forte perchè non è pensabile che si usino strumenti coercitivi di questo genere in una scuola materna – è un episodio totalmente intollerabile e io sono dalla parte di tutte le famiglie romane e garantisco la qualità del servizio delle scuole materne romane”, ha concluso. Il ministero dell’Istruzione ha disposto un’ispezione nella scuola.
Questo non è il primo caso di abusi che nel territorio romano coinvolge piccoli studenti della scuola materna. Ancora vivo è il ricordo degli abusi denunciati nel 2006 all’asilo di Rignano Flaminio, a 50 km dalla capitale.