Tra gli investimenti futuri c’era l’album per i mondiali di calcio di Brasile 2014 e poi anche quattro milioni di figurine degli ”amici cucciolotti”. Purtroppo per loro la Guardia di finanza di Modena gli ha scombinato i piani. Una banda di 7 persone che da alcuni mesi clonava le figurine Panini del campionato 2012-2013 ed era pronta a rivenderle a prezzo ribassato e in nero alle edicole, è stata scoperta con quasi sei milioni di pezzi falsi in magazzino, per un valore commerciale di 3 milioni di euro. A capo della gang c’era un ex dipendente della ditta emiliana, che quindi conosceva tutti i segreti delle mitiche immagini dei calciatori. ”L’indagine è iniziata a febbraio su segnalazione della stessa Panini”, spiega il tenente colonnello Carlo Tomassini, che ha diretto le indagini ed è comandante del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Modena.
Ufficialmente l’ideatore della mega-truffa, indagato a piede libero per contraffazione insieme agli altri sei complici, aveva una ditta di gadgets che commerciava con le edicole. Ufficialmente. Perché in realtà stava mettendo in piedi una azienda-ombra capace di creare un business molto redditizio. Per creare le bustine tarocco c’erano anche altre persone che fornivano tutto il necessario per l’imbroglio: computer e apparecchiature utilizzati per le scannerizzazione e la grafica; macchinari specializzati per la stampa, il taglio e l’imbustamento delle tessere adesive. C’era anche chi avrebbe messo a disposizione il camion per il trasporto delle bustine nelle edicole della provincia di Modena, Reggio Emilia e Bologna. ”Tutto è stato bloccato con diversi sequestri prima che le figurine entrassero in commercio”, spiega Tomassini.
Per i clienti non sarebbe stato facile accorgersi della truffa. I prodotti contraffatti erano infatti tutti individuati e caratterizzati dal logo della Panini e dall’immagine della rovesciata di Parola, impressi sia sulle figurine che sulle confezioni originali, entrambi depositati in Italia e in ambito internazionale quali marchi registrati. L’unico dettaglio che poteva fare sospettare la frode era l’assenza nelle bustine false delle figurine cosiddette ”speciali” (quelle ”fustellate” con il puzzle delle squadre schierate, o quelle con vernici speciali riportanti le immagini dei capitani delle squadre o quelle olografiche rappresentanti gli stemmi delle diverse squadre), visto che erano difficili e poco economiche da riprodurre. E inoltre nelle bustine sequestrate c’erano molti doppioni: ”La banda compravale foto originali in edicola e le scannerizzava. Poi realizzava dei fogli analoghi a quelli Panini, ma con solo le immagini che conprato e scannerizzato. Per questo c’erano tante doppie, in pratica ne stampavano solo un quarto della serie”, dice ancora Tomassini al Fatto quotidiano. Ma tanto sarebbe bastato per lucrare.
Per la Panini quello appena passato è stato un anno difficile, iniziato con il pericolo (poi scongiurato) che la Lega calcio di serie A revocasse i diritti di riproduzione delle sue squadre e l’album storico passasse in mano americane. La casa editrice modenese creata dai fratelli Giuseppe, Benito, Umberto e Franco Cosimo Panini iniziò a pubblicare l’album delle figurine nel 1960. Si iniziò per caso: alcuni di loro trovarono a Milano un lotto di vecchie figurine invendute delle edizioni milanesi Nannina. Lo acquistarono e prepararono delle bustine bianche con cornicette rosse con due figurine ciascuna a 10 lire l’una. Il successo fu inaspettato e le bustine vendute toccarono i 3 milioni. Da lì l’ascesa con il boom negli anni Settanta e Ottanta, quando completare tutto l’album composto da centinaia di figurine era uno degli orgogli di qualunque ragazzino italiano. Poi negli anni Novanta la prima crisi, con diversi cambi alla guida dell’azienda passata anche in mani straniere e ora in mano al re degli elettrodomestici, il marchigiano Vittorio Merloni che ha fatto della ditta emiliana un leader mondiale del settore figurine, ma anche dei Fumetti (con Panini Comics).