Per ricostruire l’Emilia terremotata serve ancora 1 miliardo di euro. A fare i conti è il commissario straordinario alla ricostruzione, nonché presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, che stamane ha incontrato i sindaci dei comuni terremotati per fare il punto un anno dopo le scosse del maggio 2012. Secondo le stime, infatti, a oggi sono a disposizione delle istituzioni circa 10 miliardi di euro provenienti dallo Stato, dall’Unione Europea, e dalle donazioni che privati e enti pubblici hanno devoluto in favore delle popolazioni terremotate dell’Emilia. Ma il denaro raccolto non basta, e la differenza andrà trovata.
“Riteniamo – sottolinea infatti Errani – che a oggi i fondi per ricostruire possano non essere sufficienti”. Nella somma, che comprende i 2,5 miliardi stanziati per gestire l’emergenza, i 6 miliardi per la ricostruzione di case e imprese, i 50 milioni provenienti dalle politiche per il piano di sviluppo rurale e i 50 per quelle legate alla ricerca e all’innovazione, più i 670 milioni erogati dall’Ue, il denaro derivante dai tagli imposti a Camera e Senato e quello delle donazioni, tra concerti, sms solidali, e pubblici e privati “generosi”, sono ancora da conteggiare le cifre esatte relative alle coperture assicurative, ma calcolatrice alla mano, per il commissario Errani, entro il 2014, “si dovrà fare in modo di costruire quel miliardo mancante”.
Una priorità, forse la più importante tra le tante cose che restano da fare in una terra che oggi, come probabilmente sarà negli anni a venire, porta ancora ben visibili i segni di una tragedia che in pochi attimi è costata la vita a 27 persone, che ha provocato 16.000 sfollati e danni complessivi per circa 12 miliardi di euro. “Non vogliamo sparare cifre – continua Errani –per la prima volta tutto ciò che è stato fatto è sul tavolo, all’insegna della più totale trasparenza, ma quelle risorse serviranno a garantire una sicurezza, e cioè che chi ha subito danni riceva il giusto risarcimento. Perché è un diritto”.
Ma serviranno anche a ricostruire i centri storici, ancora oggi gravemente deturpati, a riedificare i beni culturali andati distrutti, i palazzi storici, le chiese, i monumenti. Ci vorrà tempo, però, perché tutto questo sia possibile. Del resto, come sottolinea anche l’assessore regionale alle Attività Produttive Gian Carlo Muzzarelli “siamo partiti da zero, senza un centesimo e senza una norma”, arrivando a impostare un sistema “senza precedenti” che consente “piena tracciabilità, trasparenza e legalità”.
Un sistema burocraticamente pesante, certo, ammette la giunta regionale, “non vogliamo fingere di non sapere che tante imprese lamentano difficoltà dovute al processo normativo per accedere ai contributi”. Aziende senza liquidità da mesi, indebitate, in affanno nel tentativo di sopravvivere fino al momento in cui i risarcimenti davvero arriveranno. La strada è lunga, e ci vorranno anni perché tutto ciò che è stato distrutto venga ricostruito, anche se, garantisce Errani, “alla fine avremo un sistema di imprese innovato, nuovi poli scolastici integrati, centri storici migliori e case più sicure”. Forse si finirà di ricostruire tutto entro la fine del mandato del Presidente, forse no. “Non penso di essere Napoleone e non voglio essere tolemaico – sottolinea il commissario – la priorità rimangono cittadini e imprese, finire tutto entro il mio mandato è irrilevante, ciò che conta è che si ricostruiscano le scuole, e che si preservi il lavoro di aziende e cittadini”.
Quello di reperire le risorse mancanti sarà sicuramente il tema più urgente, conferma quindi Errani, ma altrettanto importante sarà ottenere dal governo Letta una deroga al patto di stabilità che consenta non solo di sbloccare i soldi a disposizione dei Comuni terremotati, ma anche di assumere nuovo personale. Tutte questioni oggetto degli emendamenti presentati ieri a Camera e Senato dal Presidente della Regione Emilia Romagna, a cui si aggiunge la necessità stringente di prorogare a dicembre il termine per il pagamento delle imposte per le imprese danneggiate dal sisma, nonché quella di ottenere la garanzia che i contributi siano detassati. “Perché non possiamo rimborsare un cittadino al 100% e poi chiedergli di versare le imposte sul suo contributo”.
“Siamo fiduciosi – commenta il sindaco di Bondeno, Alan Fabbri, presente all’incontro assieme ai sindaci di San Felice sul Panaro, Reggiolo, ai presidenti delle provincie di Bologna, Ferrara e Modena, nonché agli assessori regionali alla Scuola, all’Agricoltura e alla Protezione Civile, intervenuti per fare il punto sui rispettivi settori di competenza – certo, non siamo ancora usciti dal problema terremoto, solo qualche giorno fa una scossa di magnitudo 3.8 ci ha ricordato quanto sismica sia la terra in cui viviamo, e quanti problemi questo comporti. In città ci sono ancora 1.500 sfollati, il 10% circa della popolazione, e abbiamo davvero bisogno di assumere personale perché gestire una richiesta di rimborso richiede una media di 2 – 4 ore lavorative, quindi se vogliamo fornire risposte bisogna potenziare i servizi. Ma ci siamo dati da fare e continueremo a farlo. Abbiamo appena iniziato a ricostruire”.
“Purtroppo abbiamo dovuto fare i conti con l’avvio di una procedura di infrazione europea per la gestione di emergenze precedenti e questo ha comportato passaggi impegnativi. C’è ancora molto da fare? Assolutamente sì – conclude Errani – ma partiamo da una buona base”.