“Quanti sono i Kabobo d’Italia?”. Beppe Grillo pubblica sul blog la foto del ghanese che a Milano ha ucciso a picconate tre persone e lancia l’allarme: di chi è la colpa? Parla di stranieri e irregolari in Italia. Gli rispondono i commentatori, tra chi lo accusa di razzismo e chi invece chiede più regole. E mentre la linea politica del Movimento 5 Stelle corre sulla rete, gli eletti in parlamento continuano i lavori. “Non abbiamo tempo per leggere tutto quello che dice Beppe, guarderemo più tardi”, commentano sottovoce mentre proseguono la discussione, “può dire quello che vuole, sono le sue opinioni”.

E’ una delle settimane più difficili in casa 5 Stelle, tra discussioni sulla diaria non rendicontata, chiacchiere di divisioni interne sempre più acute e compattezza ostentata. “Leggete bene quelle righe”, commenta Stefano Vignaroli, deputato del Lazio, “sono semplice cronaca di episodi capitati negli ultimi giorni”. Nella lista c’è Kabobo, ma anche il presunto assassino senegalese di Ilaria Leone, entrambi immigrati. “Io capisco Beppe, sta sottolineando quella che in primo luogo è una situazione di grande disagio. Quanti stranieri irregolari ci sono nelle nostre città? E’ un problema non solo per noi, ma anche per loro”. Una questione di diritti e tutele secondo Vignaroli, che rinnega ogni vicinanza con le idee della Lega Nord o ogni forma di razzismo: “Sono strumentalizzazioni, ma non ci preoccupano. Saranno i fatti a parlare per noi”.

Della stessa opinione Silvia Giordano della Campania: “In Italia abbiamo bisogno di regole. La situazione è disperata sia per noi italiani che per gli stranieri. Per questo chiediamo un intervento concreto per migliorare la situazione”. Gli altri slogan sono solo di campagna elettorale, ribadiscono i grillini. “Per favore, io mi infurio se ci paragonate alla Lega Nord. Stiamo lavorando sodo, vogliamo sentire i cittadini. Su questa e molte altre questioni”.

L’articolo sul blog denuncia l’assenza di responsabili di fronte a gravi crimini e niente di più, almeno secondo gli eletti a 5 Stelle. “Non ho letto il post”, dice il senatore Francesco Molinari, “non capisco dove nasca la polemica. Non potete dire che siamo contro gli stranieri. La lotta è contro l’irregolarità”. Figlio di migranti in Svizzera, ci tiene a parlare di dignità. “Non dimentichiamo che acconsentire a tenere nel limbo gli immigrati, equivale a trattarli come schiavi. Questo non è un discorso razzista, ma progressista”.

L’articolo di Beppe Grillo arriva a pochi giorni dalla presa di posizione sulla cittadinanza agli immigrati e contro lo ius soli. Anche in quel caso gli eletti avevano preso, seppur con cautela, le distanze dalle frasi del capo. “E’ come Scalfari su Repubblica, ma poi in parlamento ci siamo noi”, aveva detto Alessandro Di Battista, scatenando grandi polemiche. Resta il sospetto che qualcosa nel rapporto tra il leader politico e gli eletti si sia rotto.“Grillo sul blog può dire quello che vuole, non ci poniamo il problema”, dice Silvia Giordano, “e lo rispettiamo. Del resto sa bene tutto quello che stiamo facendo”. Così Stefano Vignaroli, che su Facebook ha riportato una frase del leader che gli avrebbe detto: “Da quando sei in Parlamento non mi consideri più”. Nessun terremoto, solo qualche preoccupazione che i suoi si disperdano e dimentichino da dove tutto è cominciato. “Beppe ci conosce, sa quanto stiamo lavorando e soprattutto che all’inizio è stata dura. E’ chiaro che prendiamo spunto dalla sua linea, ma poi in parlamento ci siamo noi”.

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