Il direttore generale chiarisce che il contratto del giornalista scade il 31 maggio ma che la trasmissione, basata su un format di proprietà di Viale Mazzini, ora sarà gestita da Rai Educational. Perina: "Il conduttore voleva un milione di euro"
“La Storia siamo noi non chiude. Termina semplicemente il contratto con Giovanni Minoli“. Il direttore generale del servizio pubblico Luigi Gubitosi smorza la polemica intorno alle voci di chiusura del programma, sulle quali erano intervenuti anche i parlamentari del Pd Michele Anzaldi e Andrea Marcucci che avevano chiesto chiarimenti in merito alla Rai.
Gubitosi, nel corso della conferenza stampa a Viale Mazzini sulla convenzione Rai-Presidenza del Consiglio-Provincia Autonoma di Bolzano per la tutela delle minoranze di lingua tedesca e ladina, ha però spiegato che il conduttore “era già andato in pensione tre anni fa ed aveva avuto un contratto triennale per i 150 anni dell’Unità d’Italia che scade il 31 maggio”, ringraziando il giornalista per il lavoro svolto e non escludendo in futuro nuove collaborazioni. Tra l’altro, “La storia siamo noi’ – fa notare Gubitosi – è un programma, creato da Renato Parascandolo, il cui format è di proprietà della Rai. Per un periodo lo ha seguito Minoli che ha fatto molto bene ed ora è tutto in capo a Rai Educational (che ha due canali digitali, Rai Storia e Rai Scuola) il cui direttore è Silvia Calandrelli nella quale abbiamo molta fiducia”. I contratti, evidenzia, “si esauriscono e la nostra scelta di fondo è quella di usare forze interne e non di rinnovare contratti ad esterni. Magari Minoli, con le sue capacità autoriali – aggiunge il direttore generale – potrà ancora fare splendide cose con Calandrelli”.
E’ la stessa Calandrelli a parlare di equivoco. “Il format del programma è della Rai”, chiarisce, aggiungendo che “le porte sono aperte a Giovanni Minoli per nuovi progetti. E’ un maestro e per un autore come lui c’è sempre spazio. Ha dato alla Rai una generazione di autori molto seri e le giovani generazioni hanno bisogno di formatori”. Calandrelli spiega poi che la squadra del programma è stata ricollocata e gli autori in particolare sono ora a Rai1 e Rai3. “A Rai Storia collaboriamo con importanti enti sui temi storici – aggiunge la dirigente -. E’ un settore tipicamente di servizio pubblico, caratterizzato da un grande rigore scientifico ed un uso degli archivi molto importante. Stiamo collaborando con Paolo Mieli per ‘L’eco della storia’, raccontando il passato con gli occhi di oggi. C’è un grande progetto per il centenario della prima guerra mondiale. Poi ‘a.C.d.C.’ con Alessandro Barbero che racconta la storia dalle origini ai giorni nostri”.
Ma sulla vicenda si inserisce il retroscena dell’esponente di Fli ed ex membro della Commissione di vigilanza della Rai Flavia Perina: “Mi dicono che il problema è economico: Minoli (che è già in pensione) voleva un milione di euro per mandare avanti il programma, di cui detiene i diritti. Se fossi il direttore della Rai, lo darei ad Alessandro Carbone e Cristiana Mastropietro. Lo farebbero meglio per meno della metà”.