"Schiaffo" del pontefice al cardinale di Palermo: per la celebrazione in onore del sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993 Bergoglio ha designato come suo rappresentante il cardinale De Giorgi, emerito dell'arcidiocesi siciliana e uno dei "porporati 007" che ha indagato su Vatileaks
Lo “schiaffo” di Papa Francesco al cardinale di Palermo Paolo Romeo. Per la beatificazione di don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, che si terrà il 25 maggio nel capoluogo siciliano, Bergoglio ha designato come suo rappresentante il cardinale Salvatore De Giorgi, predecessore di Romeo alla guida dell’arcidiocesi di Palermo, uno dei tre “porporati 007” di Benedetto XVI per le indagini sulla vicenda Vatileaks. Romeo, che il 20 febbraio scorso ha compiuto settantacinque anni e ha presentato le sue dimissioni per raggiunti limiti d’età, come prevede il codice di diritto canonico, nel 2011 aveva affermato che il Papa sarebbe morto entro novembre 2012 come raccontato dal Fatto Quotidiano.
La scelta di Francesco di nominare come suo rappresentante il cardinale De Giorgi e far presiedere a lui il rito di beatificazione del parroco di Brancaccio è a dir poco inedita. In Vaticano non pochi fanno notare che solitamente in queste occasioni il Papa sceglie il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il salesiano Angelo Amato, oppure, come è avvenuto sabato scorso a Roma con la beatificazione di monsignor Luigi Novarese, il rito viene presieduto dal cardinale Segretario di Stato. Mai il Papa viene rappresentato dall’arcivescovo emerito della diocesi del nuovo beato.
Con Romeo ormai prossimo a lasciare il governo della Chiesa palermitana e le accese polemiche seguite alle sue “previsioni”, rivelatesi totalmente infondate, sulla morte di Benedetto XVI, la decisione del Pontefice argentino di inviare l’arcivescovo emerito, ormai ritiratosi a vivere a Roma, appare un “schiaffo” non poco doloroso per il porporato siciliano.
Romeo è arrivato a Palermo nel febbraio 2007 dopo una lunga carriera diplomatica e dopo cinque anni vissuti al vertice della Nunziatura in Italia, nel periodo della malattia e della morte di Giovanni Paolo II, quando le nomine dei vescovi, non solo nella Penisola, hanno conosciuto un aumento esponenziale. Ratzinger non lo inserì tra i nuovi cardinali del concistoro del 2007 facendogli attendere tre anni prima di insignirlo con la porpora nel novembre 2010.
“Ho scritto la lettera di dimissioni la sera dello scorso 10 febbraio – aveva rivelato Romeo dopo l’annuncio di Benedetto XVI di rinunciare al pontificato – al compimento del mio sesto anno di ministero a Palermo. Così come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II e come stabiliscono le norme canoniche, come figlio della Chiesa, ho offerto le mie dimissioni al Santo Padre. Non sapendo cosa sarebbe successo l’indomani, le ho inviate per posta. Adesso con il cuore pieno di fede – aveva concluso Romeo – sono pronto a qualsiasi decisione che prenderà il Santo Padre o il suo successore, se mi si chiederà di continuare a esercitare il ministero a Palermo cercherò di fare tutto il mio dovere fino all’ultimo momento”. Ma in molti pensano che Papa Francesco stia già pensando al successore di Romeo.
@FrancescoGrana