Aviation Week & Space Technology è la più importante rivista mondiale del settore dell’aeronautica e della difesa. Una fonte autorevole, come si dice. Il personaggio citato in un recente articolo, il segretario generale della Difesa generale di squadra aerea Claudio Debertolis, lo è ancor più, autorevole. Ebbene, secondo la rivista statunitense, il nostro tristellato generale vorrebbe acquistare (con i soldi degli italiani, non i suoi) almeno una batteria di missili MEADS “per la difesa di Roma”.
La notizia sarebbe in sé trascurabile, se non fosse che il missile MEADS non esiste. O meglio, come lo ha definito la senatrice repubblicana Kelly Ayotte, è un “missile to nowhere”, un missile verso il nulla (per inciso, la Ayotte non è una pacifista, anzi è una sostenitrice pura e dura del diritto di portare armi: due settimane fa ha rifiutato di incontrare la vedova di un uomo ucciso in una sparatoria, per dire).
Il MEADS è un missile verso il nulla per la semplice ragione che gli statunitensi hanno deciso di sospenderne tutti i finanziamenti e il programma cesserà di esistere dopo l’ultimo lancio di prova nella seconda metà di quest’anno. Lasciando gli italiani e i tedeschi, co-finanziatori del progetto, con il cerino in mano.
Come ho già scritto qualche tempo fa, il progetto è già costato circa 4 miliardi di dollari (oltre mezzo miliardo a carico dell’Italia) ed è in ritardo di un quindicina di anni rispetto alla tabella di marcia. A febbraio gli Stati Uniti hanno stanziato gli ultimi 381 milioni di dollari per completare l’attuale fase di sviluppo ed evitare di dover pagare le penalità per la fuoriuscita anticipata dal progetto.
E mentre gli Usa se ne vanno e i tedeschi hanno già detto che comunque non intendono comperare il missile, cosa vuol fare il generale Debertolis? Acquistarne una batteria per difendere Roma.
Persino l’articolista di Aviation Week si sorprende della proposta “nonostante i piani di austerità decisi dai politici italiani”. Se mai dovesse trovare qualcuno nel governo o nel Parlamento disposto ad assecondarla, la bizzarra idea del potentissimo responsabile degli approvvigionamenti della Difesa italiana, farebbe infatti di questa solitaria batteria il missile più costoso della storia.
Perché, a parte i quattro miliardi già spesi, dovremmo buttare nella voragine svariate altre centinaia di milioni. Molti elementi del MEADS non sono infatti ancora completamente sviluppati. Persino il radar MFCR, considerato l’elemento più importante del progetto, viene definito dal rapporto Assessments of Selected Weapon Programs 2013 del Government Accountability Office statunitense soltanto un “prototipo a basso costo con solo il 50 per cento delle componenti attive di trasmissione e ricezione” .
L’articolo della rivista americana sostiene che Debertolis e la Lockheed (sempre lei!), sperano di coinvolgere nella prosecuzione del progetto la Polonia e forse il Giappone. Al momento non vi sono notizie che confermino queste intenzioni, se non una generica dichiarazione alla rivista di un dirigente della Lockheed stessa. Ma, al di là del fatto che comunque non si sa quanto costerebbe l’ulteriore sviluppo del MEADS (finora gli Usa vi avevano contribuito per il 58%, noi per il 17 e la Germania per il restante 25), c’è il piccolo dettaglio che l’Italia ha già un missile in servizio che ha le stesse capacità del sistema trinazionale. Capacità effettive, non futuribili. Basato sul missile italo-francese Aster, è già operativo in Francia, Italia, Gran Bretagna, Singapore, Arabia Saudita. All’inizio dello scorso marzo, l’arma è stata la prima a ottenere la certificazione NATO per il cosiddetto Interim Ballistic Missile Defence, intercettando un bersaglio simulante un missile balistico tattico. Anche a seguito di questo test, la Francia ha deciso di proseguire lo sviluppo della versione NT dell’Aster (capace di intercettare missili balistici a più lunga gittata) e successivamente del cosiddetto Block 2, ancora più performante.
Né Debertolis, né il Ministero della Difesa hanno smentito la rivista statunitense. Dunque dobbiamo ritenere che la folle idea del generale sia condivisa. Ma finora nessuno ha chiarito perché il missile verso il nulla debba essere realizzato. Conoscendo le singolari dinamiche delle rivalità tra le Forze armate italiane, l’unica ragione che vedo in questa ostinazione è che l’Aeronautica militare (a cui il MEADS avrebbe dovuto essere destinato) vuole un missile diverso da quello che è già in servizio nell’Esercito. Ma questa non sarebbe una ragione, sarebbe pura e semplice pazzia. E lo sarebbe anche se non avessimo un’economia in recessione da sette trimestri, o se avessimo i soldi (ma non li abbiamo) per pagare la cassa integrazione straordinaria agli operai senza lavoro. O anziché quattrocento generali ne avessimo soltanto cento.