No. L’affermazione “scossa non imprevedibile” che fa parte del corpo delle motivazioni che ha portato il giudice Grieco alle condanne per il crollo della Casa dello Studente in occasione del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, non è, nonostante quanto si legge su autorevoli quotidiani, “sostanzialmente” la stessa che ha contribuito alla sentenza del Giudice Billi nel processo degli esperti della Commissione Grandi Rischi.
O meglio: nel primo caso è corretta, ma non nel secondo.
L’Aquila è una città a elevato rischio sismico. Lo è da mille anni, da quando si è iniziato a tenere traccia storica dei terremoti. Chi progetta, costruisce, ristruttura, interviene su artefatti edili, ha la responsabilità e il dovere di adottare tutti i criteri di sicurezza delle costruzioni– indispensabili, ben conosciuti, insegnati – che consentono di evitare il crollo delle strutture sapendo, dagli opportuni cataloghi sismici relativi al territorio su cui si interviene, quali possono essere le sollecitazioni generate da un terremoto. Non farlo è criminale.
Giustamente e logicamente motivata la sentenza del giudice Grieco: non si può affermare che a L’Aquila non si verificano terremoti; esiste una statistica che consente di calcolare la probabilità dell’intensità di un sisma; sono conosciuti i metodi che consentono di progettare strutture anti-sismiche che non crollano in occasione di terremoti di intensità “normale”, ovvero non di intensità mai storicamente registrata; tutte le costruzioni devono rispettare i criteri anti-simici, non importa quando nel tempo si verificherà il sisma; chi non lo fa è colpevole.
Diverso il caso della sentenza emessa a conclusione del processo alla Commissione Grandi Rischi.
Che ci siano stati errori e problemi nell’uso ottimale delle informazioni disponibili sul rischio di un evento sismico, secondo i principi della comunicazione efficace stabiliti dalla ricerca nelle scienze sociali, è un dato di fatto. Giusta l’attribuzione di responsabilità in tal senso agli imputati cui viene contestata: “una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico”.
Previsione del rischio sismico, non del terremoto. Accusare di non avere previsto il terremoto non è corretto e giusto.
“La possibilità di prevedere un terremoto, ovvero il grado di accuratezza con cui il futuro verificarsi di un terremoto può essere determinato dal comportamento osservato dei sistemi sismici, è scarsamente conosciuta”, così si esprime la Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti a scopi di Protezione Civile (Annal of Geophysics, 54, 4, 2011; doi: 10.4401/ag-5350). Nel riassunto del rapporto finale, la Commissione dichiara anche: “Non siamo in grado di prevedere nel breve termine, in modo affidabile, l’insorgenza di forti terremoti in regioni sismicamente attive”.
La maggior parte dei metodi di previsione proposti si basano sul concetto di precursore diagnostico, ovvero un qualche tipo di segnale osservabile e misurabile prima di un terremoto che indica con elevata probabilità il luogo, giorno, ora (insomma tempo) e magnitudo di un evento imminente. Fino ad oggi lo studio di tali precursori-tensioni (velocità delle onde sismiche; conducibilità elettrica; variazioni della concentrazione del radon nelle falde acquifere, nel suolo e in atmosfera; fluttuazione nel livello degli acquiferi; variazioni elettromagnetiche in prossimità del suolo e in aria; anomalie termiche; comportamenti “strani” negli animali; andamento della sismicità) non ha consentito la definizione e messa a punto di uno schema, di un modello di previsione a breve termine.
Si può utilizzare, per previsioni a breve termine -scala di giorni o settimane- l’analisi degli sciami sismici. Descrizioni statistiche degli sciami sismici spiegano molte delle caratteristiche elencate nei cataloghi sismici e possono essere utilizzate per costruire previsioni di come vanno a modificarsi le probabilità di un evento sismico nel breve termine. Previsione di probabilità. Sempre e comunque probabilità. Mai certezze e non previsione dell’evento in quanto tale. L’analisi degli sciami sismici ha un’indiscussa utilità nel prevedere le scosse di assestamento dopo un evento sismico. I decessi del dopo terremoto emiliano potevano essere evitati. Forse.
Lo stato dell’arte, il dato di fatto non interpretabile, è che oggi i terremoti non sono prevedibili. Si possono predire, non prevedere. Recita l’Enciclopedia Treccani:
“Prediziòne: s. f. [dal lat. praedictio -onis, der. di praedicĕre «predire»]”: Il fatto di predire, di annunciare cioè in precedenza, a voce o in uno scritto (e di solito con autorità e in tono solenne) l’avverarsi di cose future, per ispirazione profetica, divina, paranormale (o affermate tali), o in seguito a ipotesi o induzioni fondate su esperienze pregresse, o sulla base di calcoli e dati scientifici;
“Previsiòne: s. f. [dal lat. tardo praevisio -onis, der. di praevisus, part. pass. di praevidere «prevedere»]”: Il fatto di prevedere, di supporre ciò che avverrà o come si svolgeranno in futuro gli eventi, basandosi su indizi più o meno sicuri, su induzioni, ipotesi o congetture: una p. giusta, sbagliata; fare una p.; azzardare delle p.; scopo delle teorie scientifiche è consentire p. controllabili sperimentalmente.”
Un terremoto non è una catastrofe, è un evento naturale. La catastrofe è che non si rispettano norme e procedure, mancano i controlli preventivi. La macchina dello Stato non funziona. Poi si cercano i colpevoli. Quando è tardi, quando in tanti, troppi, piangono.