Nel 1933 Bialetti dà alla luce la mitica Moka Express, mentre il percorso di Alessi si evolve intorno agli anni ’50 quando Carlo, figlio del fondatore Giovanni Alessi, mette a frutto la sua formazione di disegnatore industriale e comincia a spingere la produzione nella direzione del design. Nei luoghi della lavorazione del metallo avviene la grande svolta – la “rivoluzione dei casalinghi” – e fa la sua comparsa un nuovo materiale: la plastica.
Non poteva, perciò, che essere allestita in questa terra la mostra dedicata alle materie plastiche e ai profondi cambiamenti che il loro utilizzo ha portato sia nella produzione industriale sia nella ricerca di artisti e designer, cominciata negli anni Sessanta e culminata negli anni Novanta.
L’esposizione “Plastic Factory” (sottotitolo: il miracolo della plastica tra arte contemporanea e design), è stata curata dall’Associazione Culturale Asilo Bianco e si divide tra due sedi espositive: il Forum di Omegna (VB) e il Museo Tornielli di Ameno (NO). C’è tempo fino al 2 giugno per esplorare uno dei tanti cuori verdi pulsanti d’Italia e curiosare tra le opere esposte, da quelle storiche provenienti dalla Fondazione Antonio e Carmela Calderara alla sezione contemporanea.
Un focus speciale approfondisce il tema del design industriale italiano dando la possibilità di osservare dal vivo le collezioni di solito custodite nei musei aziendali, interessanti perché raccontano non solo l’evoluzione dei prodotti, ma anche i cambiamenti sociali avvenuti in quegli anni: il Museo Alessi, il Museo Kartell, Pandora Design e la Nuova Faro. Tra i tantissimi oggetti cult in mostra mi piace ricordare la sedia “Universale” 4867 di Joe Colombo per Kartell, la prima al mondo stampata nel materiale plastico ABS.