La stampa britannica va all’attacco di Amazon, la multinazionale delle vendite online, accusata di pagare, in tasse, meno di quanto riceva dallo stesso Stato in contributi e sovvenzioni. Secondo il quotidiano The Independent, Amazon l’anno scorso avrebbe pagato solamente 3,1 milioni di sterline di tasse, circa 3,8 milioni di euro, a fronte di vendite totali per 4,2 miliardi di sterline – così come riferito dalla stessa azienda agli investitori – e cioè poco meno di 5 miliardi di euro. Il trucco? La sede legale in Lussemburgo, che evita all’azienda la tassazione britannica. Una pratica messa alla gogna, in questi giorni, da diversi parlamentari del Regno Unito, dopo che il primo ministro David Cameron ha annunciato che l’evasione fiscale sarà al centro del prossimo G8, in programma a inizio giugno in Irlanda del Nord. Amazon, intanto, si difende, e con un comunicato fa sapere: “Noi paghiamo tutte le tasse applicabili in ogni giurisdizione in cui operiamo. La nostra sede è in Lussemburgo, dove abbiamo centinaia di dipendenti e da dove gestiamo il lavoro in tutta Europa”. Ma la precisazione non è sufficiente per la stampa britannica, che, appunto, attacca Amazon così come ha fatto nei giorni passati con altre multinazionali del calibro di Google e Starbucks, accusate di pratiche non proprio trasparenti nella propria gestione dei doveri fiscali.
L’Independent intanto sottolinea: in corporate tax, le tasse aziendali, l’anno scorso Amazon ha pagato 2,44 milioni di sterline. Ma, in totale, l’azienda ha anche ricevuto 2,5 milioni di sterline dal governo scozzese, per la costruzione di un nuovo magazzino per la distribuzione a Dunfermline, nel nord del Regno Unito. Un altro giornale, il Guardian, ha pubblicato una lista di suggerimenti su come boicottare Amazon e rivolgersi ad altri siti di vendite online per soddisfare la propria voglia di shopping. Una campagna mediatica che quindi va avanti a tutto spiano, mentre anche la politica reagisce. Il parlamentare conservatore Charlie Elphicke, da tempo impegnato nella spinosa questione dell’evasione o elusione fiscale da parte delle multinazionali, attacca la decisione del governo di Edimburgo di garantire denaro contante all’azienda. “Non ha senso che l’esecutivo scozzese dia soldi ad Amazon, per un magazzino che la compagnia avrebbe comunque costruito nel Regno Unito, anche senza contributi e sovvenzioni. Il fatto di avere la sede in Lussemburgo sfida ogni buon senso”. E il parlamentare liberaldemocratico John Hemming sottolinea la carenza della legislazione britannica, che consente alle aziende di truccare documenti e conti per poter nascondere fatturati e profitti.
L’azienda ha sede, nel Regno Unito, a Slough. E la stampa britannica riporta, come prova che alla fin fine le decisione vengano prese anche al di qua della Manica, il fatto che gli annunci di lavoro parlino di “prestigiose posizioni nella sede del Regno Unito”. Insomma, quello che si vuole mettere in evidenza in questi giorni è che, nonostante il cervello dell’azienda sia in Lussemburgo, anche in Gran Bretagna si svolge gran parte del lavoro. Ma l’azienda, scrive il Guardian, ha sempre risposto di non avere “una stabilizzazione permamente” in Uk. Così, a fronte di vendite a consumatori britannici, negli ultimi quattro anni, per oltre 12 miliardi di sterline, Amazon, sottolinea il quotidiano di sinistra, “potrebbe pagare molti più soldi in tasse, si parla di decine di milioni di sterline”. La vicenda va avanti, in attesa, appunto del G8 di giugno, quando anche Cameron dovrebbe prendere posizione sulla vicenda della multinazionale dello shopping online.