Il Partito democratico, storicamente organizzazione politica (come i laburisti inglesi o i socialdemocratici tedeschi) dei lavoratori, si è rifiutato di aderire alla manifestazione nazionale dei lavoratori metalmeccanici, la Fiom.
Il leader del Movimento 5 Stelle (sorto principalmente in difesa dei diritti civili, di cui è stato fra i più convinti difensori) ha pubblicato un articolo in cui, mescolando arbitrariamente criminalità e immigrazione, si riprende l’approccio della vecchia e screditata Lega razzista di Bossi e Gentilini.
Questi sono i due principali partiti su cui ora si può contare per opporsi all’ondata reazionaria e restauratrice che – all’ombra del Governo Letta-Napolitano – minaccia in questi mesi drammatici l’avvenire del Paese.
Nessuno dei due, come si vede, è in questo momento all’altezza – politicamente e moralmente – di tale compito.
Eppure, non ci sono altre soluzioni. Pd e M5S debbono, prima o poi, allearsi, rovesciare alla prima occasione la maggioranza e cominciare insieme a porre il Paese sulla via che gli elettori – traditi da coloro in cui avevano riposto fiducia – avevano chiaramente indicato col loro voto.
“Con questi dirigenti non vinceremo mai”. E’ vero per il Pd, è vero per il M5S. Bisogna che i giovani militanti di entrambi i partiti si prendano la responsabilità di pervenire a un cambiamento profondo dei gruppi dirigenti del Partito democratico e del Movimento cinque stelle.
Non per giovanilismo mediatico o per personali ambizioni, ma per la salvezza della Nazione e per il rispetto profondo degli ideali su cui questi partiti erano nati.