Sentirsi prigionieri nel proprio corpo. Le storie di chi ha provato a liberarsi e non sempre c’è riuscito. E poi l'Emilia e la ricostruzione e la lunga stagione dei nonni del rock
Essere prigionieri del proprio corpo. Sentirsi donna o uomo, ma vivere con un corpo che in ogni istante ti costringe a essere altro. In mezzo a persone che non accettano la tua inquietudine.
Il Fatto del Lunedì racconterà la scelta di chi ha deciso di cambiare sesso: ripercorrerà con un reportage e con le immagini la storia esclusiva di un militare che ha deciso di diventare donna e ha preteso poi di essere reintegrato.
Racconteremo le tante scelte difficili di chi ha rischiato tutto pur di vivere secondo la propria identità. E non sempre ha vinto: c’è chi è stato accettato, ma tanti sono finiti nella solitudine, hanno perso lavoro e amici.
E parleremo delle sentenze rivoluzionarie che in Italia consentono di cambiare sesso senza dover affrontare un’operazione. Perché l’identità sessuale non è tanto quella che ti impone il corpo, ma quella che ti senti nel profondo.
Un’inchiesta sul rapporto con il proprio sesso, ma soprattutto sull’identità di ciascuno di noi. E sui diritti delle persone.
Il terremoto? Da Roma parole e zero euro
È passato un anno dal terremoto dell’Emilia. Al via, come al solito, le commemorazioni. Briglia sciolta per i discorsi ufficiali e la retorica. Ma che cosa è successo davvero? Come per l’Abruzzo, anche l’Emilia nei fatti è stata lasciata sola. I soldi, tante volte promessi, soprattutto a favore di telecamera non si sono ancora visti.
Gli emiliani, con la loro forza, la vivacità e il grande senso civile che li contraddistingue, stanno reagendo, ma questa terra tanto importante per l’economia e la vita dell’Italia rischia di cambiare volto. Così come sono cambiate le abitudini degli abitanti: le piazze dei paesi di sera sono vuote, tutti in casa, o magari nei container, con la paura delle scosse. Sperando che arrivi il sonno.
I nonni tengono alta la bandiera del rock
Arrivano i concerti dell’estate. Prepariamoci a ballare. Ma a salvare il rock è un gruppo di arzilli settantenni: Bob Dylan, Roling Stones, Paul McCartney, Mark Knopfler, Bruce Springsteen.
Gino & Michele raccontano il concerto più grande di sempre.