Scontro nel centrosinistra con gli ex alleati e con la Fiom: "La piazza non risolve i problemi". Poi il segretario Pd si scaglia contro Beppe Grillo che ieri aveva invitato gli elettori ad abbandonare il partito: "Strappare le tessere? Non è democrazia"
Il Pd cerca di liberarsi dall’accerchiamento e Guglielmo Epifani attacca tutti. La Fiom, Sinistra e Libertà, Grillo, Berlusconi. Tanto che proprio nel centrosinistra si verifica il cortocircuito principale. “Si vede che non era un matrimonio molto solido… – riflette il leader – Non mi piace chi scappa sempre da difficoltà e non mi piace che ci siano due sinistre. Una responsabile e l’altra che non vuole responsabilità. Siamo di fronte a una prova di governo non facile, ma il Pd sa assumersi la responsabilità”. Anche in questo peraltro Epifani riceve il sostegno di Renzi: “Non è necessario” che il Pd sia alla manifestazione della Fiom. “Non dobbiamo andare dietro ai sindacati. Un partito politico non vive di manifestazioni politiche fatte da altri”. Sulla piazza (quella di ieri, della Fiom) Epifani è tornato a parlare spiegando perché non è andato, come invece hanno fatto altri (Cofferati, Orfini): “Non siamo mica una caserma! Alle manifestazioni si va, in piazza ci si sta, io ho passato una vita in piazza. Ma il problema è che quando hai responsabilità di governo il punto non è tanto stare nelle piazze, quanto risolvere i problemi che le piazze ti pongono, perché l’estetica delle piazze, cioè stare lì e non risolvere mai i problemi, non funziona. La gente ti chiede soluzioni”. Non è stata una scelta banale, spiega Epifani: “Ieri mi è pesato non stare in piazza, vengo da quella storia, sono cinquant’anni che sto in piazza e lo ero anche ieri con Ignazio Marino. Non mi piaceva che durante il governo Prodi c’erano ministri che andavano in piazza e sfilavano contro il governo. Pretendo serietà e diamo serietà”.
A Epifani replica Nichi Vendola: “Vorrei dire a Epifani che siccome comprendo il suo nervosismo eviti di trasformarlo in una gratuita aggressione nei miei confronti. Perché io ho deciso di portare avanti un’opposizione molto costruttiva. Non ci mettiamo sul terreno della ritorsione polemica perché per me l’alleanza con Berlusconi non è un gesto di responsabilità, è una resa culturale”. Il leader di Sel insiste: “Io fuggo dall’idea che oggi sia necessario costruire un’alleanza nel nome della salvezza del Paese con coloro che il Paese lo hanno massacrato, lo hanno umiliato, lo hanno reso ridicolo sulla scena internazionale. Non mi piace la sinistra che di fronte alle difficoltà scappa sempre”. “Io penso – conclude Vendola – che la buona politica comincia con la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa e noi in campagna elettorale abbiamo costruito quello che Guglielmo Epifani chiama un matrimonio che diceva così: ‘Siamo alleati per portare l’Italia fuori dal ciclo berlusconiano, fuori da una storia in cui si è perduta ricchezza, si è impoverito il welfare”. Insomma, per tagliare corto, secondo Vendola: “il problema di Epifani non è il divorzio con me o con Sel è il divorzio con la gente di centrosinistra, è il divorzio con il suo elettorato, con il suo popolo”.
Anzi il leader di Sinistra Ecologia e Libertà va oltre. Secondo lui bisognava avere il “coraggio di guardare al M5S”. “Il voto – ha spiegato Vendola – ha presentato un Paese spaccato e il Pd con Sel non ha vinto le elezioni e per offrire una risposta alle domande del Paese doveva decidere se guardare a destra o guardare a sinistra, se guardare a quello che è stato il simbolo di tutto ciò contro cui abbiamo combattuto oppure se guardare alle domande anche fresche di cambiamento e di riforma della politica, talvolta domande caotiche e tumultuose che coinvolgevano soprattutto le giovani generazioni”. “Certo, guardare al M5S – ha detto ancora Vendola – significava avere il coraggio di uscire fuori da antiche tradizioni di cultura. Io penso che avremmo dovuto provare, per esempio dando un voto a Rodotà. Lì il Pd è saltato per aria, non c’è stata la mia spaccatura con il Pd, il Pd non è riuscito a convergere né sulla candidatura di Franco Marini né su quella di Prodi”.
Anche in questo caso Epifani va da tutt’altra parte. Il segretario replica partendo dalla frase di Beppe Grillo su Twitter: “Iscritti del Pd, strappate la tessera e tornate ad essere cittadini”. L’ennesima operazione del leader dei Cinque Stelle per svuotare da dentro le riserve elettorali del principale partito del centrosinistra. Così Epifani replica a Grillo: “Chiedere alle persone di strappare le tessere del loro partito per rinnegarne l’appartenenza – scrive su Facebook – è davvero un curioso modo di concepire la democrazia”. E insiste, parlando in un comizio ad Avellino: “Non ci facciamo abbagliare da Grillo. Sappiamo per certo che ogni qualvolta si contrappone la piazza al Parlamento lì comincia la notte della democrazia. Guai a contrapporre una forma di democrazia all’altra”. Poi un nuovo avvertimento a Silvio Berlusconi: “Bisogna lasciare lavorare il governo e Berlusconi la deve smettere di mettere mine e fare attentati pensando di mettere il governo in fibrillazione con la questione giudiziaria”.
Sul Movimento Cinque Stelle converge anche, in un gioco di fuoco incrociato, il mirino del sindaco di Firenze, Matteo Renzi: “E’ ridicolo – spiega – che chi ha votato M5S pensando potesse cambiare le cose, si trovi 150 parlamentari a discutere di scontrini e diarie. Ma prendete quei soldi e governate!”. Grillo non è così bravo con Internet ma è uno straordinario animale televisivo, che ha costretto la tv ad inseguirlo”. Il comico risponde dal suo blog: “Il MoVimento 5 Stelle non è di sinistra (e neppure di destra). E’ un movimento di italiani. Non vuole fare ‘percorsi insieme’ a chi ha rovinato l’Italia. Pesi a bordo non ne vogliamo. Pd, Sel o Pdl, questi o quelli, per me pari sono”. “L’ideologia – conclude – non credo ancora che ci sia è un paravento per fottere la gente”.