A corto di risorse il governo vuole risparmiare 86,5 milioni di euro l’anno. Sul piede di guerra anche le organizzazioni di consumatori come la Cecu, che ha accusato Renfe e l'esecutivo di voler lasciare le zone interne senza servizi adeguati per puntare tutto sulle costose tratte dell’Alta velocità
Si torna ai cari vecchi autobus. O meglio chi non potrà permettersi i costosi treni Ave (Alta velocità), che negli anni passati sono spuntati come funghi in tutto il Paese, dovrà accontentarsi di viaggiare in pullman. A corto di risorse la Spagna sta progettando di eliminare 48 su un totale di 127 linee ferroviarie – i vecchi regionali -, per risparmiare 86,5 milioni di euro l’anno.
L’annuncio arriva dal quotidiano El País che pubblica un dettagliato documento di Ineco, l’Istituto del ministero dello Sviluppo, con un analisi delle tratte di media distanza – quelle che collegano le città e i capoluoghi delle diverse comunità autonome – sia sul piano dell’occupazione sia della redditività. Uno studio incrociato che si conclude con la necessità di un taglio dell’offerta di Renfe, la società nazionale ferroviaria spagnola. Secondo il quotidiano rischiano così di restare a piedi circa 1,6 milioni di passeggeri l’anno, anche se più della metà dei treni, dai dati di Renfe, sono utilizzati da appena il 16 per cento dei pendolari. Le regioni più colpite saranno la Galizia – dove chiuderanno le stazioni di decine di paesi – e l’Andalusia – sette linee regionali e interregionali con 72 tratte la settimana -, ma anche a Madrid rischiano di sparire sei linee e di ridurre i servizi su altre 18 tratte. Chi vuole il treno lo paghi, ha spiegato in un comunicato la società ferroviaria: “Se qualche comunità autonoma ha interesse nel sostenere ancora il suo servizio ferroviario, può formalizzare un contratto con Renfe Operadora, assumendosi i costi del servizio”.
Subito dopo la pubblicazione della notizia la società ha voluto precisare che l’analisi di Ineco era solo un studio incaricato dal precedente governo nel 2010, che è stato rispolverato più di un anno fa e che si sta lavorando a un nuovo piano di ristrutturazione dei servizi di trasporto ferroviario approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 dicembre. In realtà il piano di razionalizzazione del 28 dicembre, cui si riferisce Renfe, fissa solo dei criteri generali senza entrare nel dettaglio. E anche se il documento Ineco riporta la data del 2012, è rientrato nell’ordine del giorno alla Camera lo scorso 22 aprile, nemmeno un mese fa.
Il prossimo 30 giugno per di più il Consiglio dei ministri dovrà definire quali servizi pubblici continuare a sovvenzionare e quali interrompere. Il gruppo socialista al Parlamento ha presentato un’interrogazione dove chiede il ritiro del piano di ristrutturazione e l’apertura di un processo di negoziazione con gli interlocutori istituzionali, economici e sociali per elaborare un nuovo programma ad hoc. Il governo spagnolo ha introdotto infatti massicci tagli alla spesa nel tentativo di tagliare il deficit di bilancio del Paese e riportarlo dal 7 per cento del 2012 al di sotto del 3 per cento entro il 2016. Dal prossimo 22 maggio, il partito socialista darà inizio a una campagna di mobilitazione con iniziative e atti pubblici contro la soppressione dei servizi, esigendo una revisione all’Esecutivo di Rajoy.
Sul piede di guerra anche le organizzazioni di consumatori come la Cecu, che ha accusato Renfe e il governo di voler lasciare le zone interne del Paese senza servizi adeguati per puntare tutto sulle costose tratte dell’Alta velocità. Solo pochi anni fa, quando viveva il suo momento d’oro, la Spagna era diventata il secondo Paese al mondo in chilometri di linee dell’alta velocità, dopo la Cina, e il primo in Europa. La rete nazionale spagnola dell’Ave conta oltre 3 mila chilometri, a fronte di una spesa pubblica, fino al 2010, di oltre 40 miliardi di euro. Perfino l’ex amministratore delegato di Renfe César Molinas l’aveva ritenuta “una pazzia”: l’Ave insomma non è redditizia. Tanto più che le linee d’alta velocità toccano perfino paesini, come Tardienta, un comune di 1.800 abitanti situato nella comunità autonoma dell’Aragona con una media di passeggeri pari a zero. Con poco più di 20 milioni di passeggeri in tutta la rete nel 2011, gli investimenti dell’alta velocità non raggiungono la soglia minima di redditività che stabilisce la Commissione europea, circa 9 milioni di passeggeri all’anno per linea.