Politica

Tagli degli sprechi e lotta all’evasione, diritto alla rivoluzione

La rivoluzione è un mutamento improvviso e profondo che comporta la rottura del modello precedente ed il sorgere di un nuovo modello. Dunque un cambiamento irreversibile. L’unica chance che ha questo Paese di risorgere e di offrire una prospettiva alle prossime generazioni. Una rivoluzione che non pretende la lotta armata (anche se spesso le rivoluzioni si son compiute così) ma che ben può essere pacifica, se incisiva. D’altronde così come stiamo vivendo da tempo una dolce dittatura (della partitocrazia e della gerontocrazia), potremmo forse contrastarla con una dolce rivoluzione. Abbiamo non solo il diritto, ma ancor più il dovere, di realizzare una rivoluzione. Diversamente saremo complici del democraticidio.

Pur essendo andati al voto molti mesi fa, – in occasione del quale l’elettorato dopato da decenni di psicotelefarmaci e da un vuoto culturale perpetuo, ha ridato fiducia a due vecchi schemi partitocratici, che amanti di lungo corso han finalmente palesato la clandestinità (come sottolineato da Crozza) – ad oggi l’unico tema sul tavolo è l’Imu. Un popolo Imudeficiente.

La sterile, logorroica ed ipocrita discussione riassume perfettamente il nulla di questo Paese. Ben rappresentato da questa classe di mediocri saltimbanco, tutti tesi (dal Pdl al Pd) verso un unico obiettivo: salvaguardare solo il proprio futuro e i propri privilegi. Fuori il Paese brucia ma loro dibattono di Imu.

Per dibattere d’altro serve onestà (anche intellettuale), disinteresse del proprio destino e interesse del destino degli altri, equilibrio ma anche coraggio, visione del futuro, progettualità e riformismo, capacità di sognare. Tutto ciò che manca ai presunti leader attuali.

Ancora oggi leggiamo sui giornali che dall’estero per avere fiducia nel nostro Paese si avverte la necessità che siano risolti questi nodi fondamentali: debellare la corruzione; una giustizia efficiente; un fisco chiaro, equo e non sproporzionato; il settore pubblico efficiente; un costo del lavoro leggero. Vi sembra che chi governa oggi abbia affrontato uno solo di questi temi? Sono temi fondamentali non solo per gli investitori stranieri ma soprattutto per i cittadini, i cui diritti sono gravemente sospesi. E se i diritti sono sospesi, lo è pure la democrazia.

Alcuni esempi. Quanto alla corruzione: legislatore ed esecutivo negli anni hanno ampiamente dimostrato non solo di ripudiare il tema ma addirittura di operare per aggravarla, edificando lo Stato su una endemica corruzione. Quanto alla giustizia: il processo telematico è ancora una chimera; i costi vivi per accedere alla giustizia sono stati quintuplicati in pochi anni e chi non è abbiente rinuncia a far valere le proprie ragioni o addirittura a difendersi; le cause ordinarie che si concludono in 3 anni sono ancora una minoranza; i giudici depositano le sentenze quando gli aggrada ed ogni termine è per loro ordinatorio mentre è perentorio per gli avvocati (ergo, le parti), ossia una farsa; il procedimento disciplinare dei magistrati è di dubbia proficuità ed il correntismo domina il Csm; la nomenclatura dell’avvocatura (non di tenera età) lamenta un numero abnorme di avvocati senza domandarsi se l’ha prodotta essa stessa; gli Ordini gestiscono i procedimenti disciplinari in molti casi sedimentando gravi illeciti disciplinari (potrei fare qualche nome); il personale amministrativo se inefficiente conta sulla assoluta impunità. Quanto al fisco: un reticolo di oscura normativa che legittima qualsiasi comportamento dell’Agenzia delle Entrate, come dimostra la giurisprudenza oscillante ed un giudice tributario non sempre imparziale; un sistema forte con i deboli e premiante i forti e furbi, che attraverso l’adesione concordano enormi sconti con il fisco. Un settore pubblico che ha una parte significativa di inefficienza ed è composta da un elenco sterminato di Enti inutili e costosi (dalle Province all’ente per la diffusione del lombrico) utili solo a tenere in caldo i tanti portaborse e soprattutto a stipendiarli, a nostra insaputa.

Non parliamo del lavoro: oramai il diritto al lavoro, tanto disprezzato dalla Fornero, è stato tacitamente abrogato. Tutti si riempono la bocca ma nessuno interviene con l’unica misura necessaria del taglio netto del costo, il che innescherebbe subito un virtuosismo vitale. Temono di non trovare le risorse ma mi pare assai semplice la soluzione:

1) taglio verticale delle spese militari;

2) via l’8 per mille alla Chiesa, assoggettata a tutte le imposte come tutti;

3) taglio di tutti gli Enti inutili;

4) lotta all’evasione fiscale ma quella vera e riduzione del carico fiscale;

5) taglio della spesa politica e di tutti i privilegi.

What else? Volete che non escano subito decine di miliardi da tutto ciò?