Il cardinale apre l'assemblea della conferenza episcopale con una prolusione in cui invita il nuovo governo a "pensare alla gente con senso di responsabilità". Duri passaggi, in linea con la tradizione della Cei, anche su coppie di fatto ("la famiglia non può essere umiliata") e bioetica ("no al suicidio assistito")
Governare insieme è obbligatorio, pena il giudizio della storia. “L’ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resteranno scritti nella storia”. È il passaggio chiave della prolusione che il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, ha rivolto oggi pomeriggio ai vescovi italiani riuniti in Vaticano per l’annuale assemblea della Cei. Molto più di una “benedizione” al governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta.
“Le vicende che hanno segnato il nostro Paese sul piano politico e istituzionale – ha affermato Bagnasco – devono far riflettere e innescare un serio esame di coscienza: tutti abbiamo bisogno di convertire il cuore e la vita, ma questa generalizzazione non può essere intesa come una sorta di ‘male comune’ assolutorio, specialmente se si portano responsabilità pubbliche. In questi tempi – ha proseguito il porporato – abbiamo visto, ad alti livelli, gesti e disponibilità esemplari che devono ispirare tutti”. Un elogio indiretto a Giorgio Napolitano per avere riaccettato la rielezione al Quirinale dopo l’esito delle urne. Ma per Bagnasco ci sono “anche situazioni intricate e personalismi che hanno assorbito energie e tempo degni di ben altro impiego, vista la mole e la complessità dei problemi che assillano famiglie, giovani e anziani. Dopo il responso delle urne – ha sottolineato – quanti sono stati investiti di responsabilità e onore dai cittadini, pensino al Paese senza distrazioni, tattiche o strategiche che siano. Pensare alla gente: questa è l’unica cosa seria. Pensarci con grandissimo senso di responsabilità, senza populismi inconcludenti e dannosi, mettendo sul tavolo ognuno le migliori risorse di intelletto, di competenza e di cuore”. “Non bisogna perdere l’opportunità, né disperdere il duro cammino fatto dagli italiani”.
Bagnasco ha, inoltre, ribadito con forza il no della Chiesa italiana alle coppie di fatto. “La famiglia – ha affermato il presidente della Cei – non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento”. E poi non sono mancati i temi della bioetica con l’appello per la tutela dell’embrione e un fermo no a quello che viene definito suicidio assistito, riprendendo la recente raccomandazione della Corte dei diritti umani di Strasburgo.
Sulla crisi economica mondiale Bagnasco ha sottolineato che “ora siamo nel vortice dell’emergenza che, come un’onda irriducibile e crescente, assedia. Ragion per cui non solo le provvidenze pubbliche, ma anche la continua, generosa raccolta nelle nostre comunità, sono benedette e meritorie seppur mai adeguate ai bisogni”. La ricetta del presidente della Cei per superare la crisi consiste in “un forte e deciso piano industriale che, tenendo in casa il patrimonio e la professionalità italiana, rilanci con tenacia la produzione nazionale insieme alla necessaria attenzione finanziaria”. Un appello per dare nuovo slancio all’occupazione Bagnasco lo ha rivolto riprendendo le parole di Papa Francesco sul “lavoro schiavo”. E guardando al Sud del Paese il presidente della Cei ha sottolineato che “le Chiese del nostro meridione continuano intrepide la loro lotta per la vita, che vuol dire anche ‘cultura della legalità'”.
Bagnasco ha concluso la prolusione ricordando Asia Bibi, segregata in carcere in Pakistan da 1.400 giorni per il solo fatto di essere cristiana, e i due vescovi ortodossi in mano ai ribelli in Siria dove “risulta disperso anche un giornalista de La Stampa”. Un solo lungo applauso dei vescovi italiani ha interrotto Bagnasco durante la prolusione ed è stato per il Papa emerito Benedetto XVI. “A lui – ha affermato il presidente della Cei – rinnoviamo la nostra filiale gratitudine per i suoi otto anni di luminoso pontificato”.