Il fine – si sa – giustifica i mezzi. Tuttavia, se il mezzo è odioso allora anche il fine lo diventa. E noi non vogliamo ricordarci di aver ricostruito l’Emilia distruggendo tutto il resto del Paese. Un emendamento alla legge sulle emergenze ambientali proponeva di riaprire, fino al 31 dicembre 2013, i termini del condono edilizio 2003.
L’obiettivo era nobile: destinare le risorse recuperate per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto del maggio 2012. Tutto il resto no. Il condono edilizio, ritirato proprio in queste ore ”grazie alla battaglia del vicepresidente della commissione Lavori Pubblici al Senato Stefano Esposito e del Pd”, come annunciato dallo stesso Esposito all’agenzia Ansa) avrebbe premiato i furbetti, quelli che se ne fregano delle regole, quelli che rubano territorio e lo regalano al cemento, quelli che si rifugiano nella scorciatoia dell’abusivismo. Il condono edilizio è il trionfo dell’io sul noi, dell’egoismo dell’interesse privato sul bene collettivo, è il figlio di una società che si sgretola e con essa la terra sulla quale si poggia.
Ci hanno provato troppe volte. E questa volta proprio in un momento nel quale non solo le associazioni ambientaliste ma anche quelle dei costruttori edili sono impegnate nella elaborazione di proposte che, con l’obiettivo di arrestare il consumo di nuovo suolo, incentivino il riutilizzo di suoli gia’ urbanizzati. Quanti palazzi vuoti ci sono nelle nostre città? Quante fabbriche abbandonate nelle nostre periferie? Ecco lo spazio per una politica nuova, che ricuce anziché distruggere. Lo Stato promuova una leva fiscale per riconvertire queste aree.
Per aiutare gli emiliani poi ci sono altri metodi. C’è l’ottima proposta del Sindaco di Novi di Modena oppure quella di sanzionare (anziché premiare) chi costruisce senza permessi. Viene edificata una casa abusiva? Si toglie la licenza all’impresa o al muratore che ha eseguito i lavori e si sequestra preventivamente dal suo conto corrente l’ammontare di una multa, in attesa della decisione del Tribunale competente. Se arriva il suo ok allora questa potrebbe rimpinguare un fondo per sostenere la ricostruzione in Emilia.
L’Italia ringrazierà.