Massimo è preoccupato: “Le dimissioni del Papa sono un evento epocale, un avvenimento per cui bisognerebbe dire io c’ero. Eppure la stampa, il giorno dopo le dimissioni di Ratzinger, non ha registrato quel volume di vendite che ci si sarebbe aspettati”. Da Terni, all’ombra di quel piccolo osservatorio che è la sua edicola, Massimo accende il riflettore su un fenomeno globale: la crisi della carta stampata.

“Quella curiosità che negli anni passati abbracciava ogni avvenimento unico – racconta – era sparita”. O meglio soddisfatta, con il flusso delle news che passa sempre più istantaneo attraverso pc e smartphone. Se Massimo lancia il sasso nello stagno, Pier Luca Santoro, che lo ha intervistato, inizia a seguire i cerchi sulla superficie: “Ma internet non è nemico della carta, anzi: il loro futuro è sempre più inscindibile”, racconta l’autore di L’edicola del futuro, il futuro delle edicole – Ovvero che fine farà la carta stampata, ebook che scandaglia il mondo dell’editoria partendo dal luogo in cui gli italiani consumano il rito laico del mattino: l’acquisto del giornale.

Erano 43mila nel 2005, 33mila nel 2011. Oggi le edicole sono 31mila. “Ma è l’intero sistema ad essere entrato nella crisi più nera della sua storia”. Anche i distributori, l’anello di congiunzione tra editori e rivendite, sono diminuiti: “Quelli locali sono passati da 170 a 130, i nazionali da 40 a 34”, racconta Santoro, pubblicitario, collaboratore dell’European Journalism Observatory.

I giornali vendono sempre meno e non si vede la fine del declino: “La soluzione? Informatizzare le edicole, ovvero dotarle di un software che le colleghi all’editore e lo informi in tempo reale sulle copie vendute”. Tutto comincia con la legge 27 del 24 marzo 2012, governo Monti, che stabilisce che i finanziamenti all’editoria non sono più legati alla tiratura ma alle vendite. “Com’è ora, il sistema non garantisce la trasparenza sui dati che spesso sono gonfiati – prosegue Santoro – con l’informatizzazione si farebbe pulizia”.

Verrebbero così usati meglio i finanziamenti, che andrebbero ai giornali che riescono a stare in edicola, e si eviterebbero nuovi casi come quello de l’Avanti di Valter Lavitola, giornale inesistente che tra il 2003 e il 2009 incassò quasi 20 milioni di euro: “Ma la politica di questo si occupa poco perché quasi tutte le testate sono nelle mani dei grandi gruppi di potere che controllano i politici, e i finanziamenti fanno comodo”.

A beneficiare dell’informatizzazione sarebbero gli editori, che “potrebbero ottimizzare la distribuzione e minimizzare le rese con un recupero di ricavi del 18%”, ma anche i lettori. Cosa cambierà per loro? L’edicola va reinventata. Via il servizio per pagare le bollette, i gratta & vinci e i giocattoli cinesi sui quali i margini sono troppi esigui e dentro i libri e tutti i prodotti offerti dagli stessi editori come gli istant book. Poi si va di fantasia.

A fine 2012 in Svezia è partito il progetto MegaNews Magazines: chioschi in rete in cui i lettori, scegliendo tra oltre 200 titoli, grazie ad accordi con gli editori, si vedono stampare in due minuti il giornale o la rivista che desiderano. “Bello, ma complicato – precisa l’autore – nelle ore di punta stampare anche solo 10 copie richiederebbe tempi di attesa troppo lunghi. Ma un’edicola in rete consentirebbe il print on demand di riviste rare o che arrivano tardi. Si può pensare a fidelity card con sconti e servizi. Oppure un servizio di e-ticketing per vendere i biglietti di treni, cinema e concerti”.

Non resta che immaginare il futuro della carta stampata. “Sarà ibrido. Il giornale è come l’automobile – continua Santoro, che è stato responsabile marketing di grandi imprese come Star, Giuliani e Bonomelli – sono prodotti di 100 anni fa che non si sono mai rinnovati se non in superficie. La carta non sparirà, ma sarà necessaria una sempre maggiore integrazione con internet. Penso ai QR Code, ad esempio, che rimandano a materiali multimediali sul web. Ma vedo già possibili applicazioni della realtà aumentata”.

Un’integrazione che porterebbe a ricadute positive sui ricavi pubblicitari: “Immagino la paginata di un’auto che rimanda sul web alla scheda tecnica del prodotto o al video della stessa vettura che vince una gara di rally”. Sarà poi il quotidiano stesso a dover cambiare volto: meno pagine, meno news, più specializzazione, approfondimento e analisi. In gioco c’è la sopravvivenza del sistema: un sistema “aggrovigliato su se stesso che ha dinnanzi solo due scelte: rinnovarsi completamente o scomparire, estinguersi come i dinosauri”.

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