E’ ripartita la giostra del denaro facile. La Banca centrale europea sta addirittura pensando di rilanciare le asset-backed securities, ve le ricordate? Quelle della bolla dei mutui spazzatura americani. Perché lo fa? E’ la domanda che tutti noi europei, vittime di due decenni di finanza ballerina e tre anni di austerità, dobbiamo chiederci. La risposta arriva dai bilanci delle banche europee dove i debiti cattivi, quelli in moratoria insomma, in questi lunghi e duri anni di magra si sono moltiplicati. Alla fine del 2012 ammontavano a ben 720 miliardi di euro, di cui 500 miliardi provenivano dai paesi della periferia di Eurolandia.
Dal 2007 il tasso di crescita dei debiti bancari in moratoria cresce nella periferia al ritmo del 2,5 per cento annuo. Eppure un anno prima la percentuale dei prestiti ‘cattivi’ di queste nazioni rispetto al totale dei prestiti era la più bassa in Europa, appena il 3 per cento. Oggi un quarto dei debiti bancari greci è in moratoria, il 25 per cento! La medaglia d’argento della triste gara dell’insolvenza va all’Irlanda con il 19 per cento e quella di bronzo all’Italia con il 13,4 per cento, seguono a ruota Spagna e Portogallo con tassi sotto il 10 per cento. Complessivamente, la percentuale dei debiti cattivi della periferia rispetto al totale dell’indebitamento è oggi pari al 20 per cento, 17 punti percentuali in più rispetto al 2006. In Germania invece, si è verificato l’esatto contrario: dal 2010 ad oggi si è passati dal 4 al 2 per cento e nel resto di Eurolandia dal 2 a 4 per cento.
Colpisce in questi dati forniti dalla Bce, dalla Banca Mondiale, dalla Banca centrale spagnola, dalla Banca d’Italia e da J.P. Morgan, la correlazione che esiste tra disoccupazione e prestiti in moratoria. Dal 2006 al 2012 il tasso di disoccupazione della periferia è salito dall’8,5 per cento al 26 per cento odierno, quello della Germania è sceso dal 10,5 a sotto l’1 per cento e quello degli altri paesi nordici è passato dall’6 al 9 per cento. Disoccupazione ed insolvenza vanno dunque a braccetto! O si tratta di un’altra coppia? Disoccupazione e austerità?
Per fermare l’emorragia monetaria legata alla recessione, all’austerità e alla pessima gestione del sistema bancario dei paesi della periferia si ricorre all’ennesima cartolarizzazione. Questa la proposta della Bce. Grazie ai derivati si lucra sul debito cattivo delle banche della periferia e si trasferisce il pessimo rischio a qualcun altro, un po’ come una patata bollente che si lancia di mano in mano e finisce per bruciare l’ultima. E qui bisogna domandarsi chi sono i potenziali acquirenti di questi beni tossici, perché di questo si tratta, l’ennesima spazzatura finanziaria? Immondizia con la la quale, a detta di Mario Draghi, i paesi della periferia racimoleranno il denaro che hanno promesso di distribuire alla piccola e media impresa. In altre parole chi si accollerà questa bomba a orologeria che prima o poi scoppierà compromettendo non solo la ripresa economica ma date le circostanze la stabilità politica dei paesi della periferia.
Certamente non la Bce, che non è soltanto la banca centrale dei paesi in crisi ma anche di quelli del ricco Nord. Piuttosto gli acquirenti dei nuovi titoli spazzatura saranno gli stati della periferia, in Italia si parla ad esempio della Cassa depositi e prestiti al 70 per cento controllata dallo stato. In altre parole con questo giochetto si trasforma un debito privato in uno pubblico e il rischio ricade ancora una volta sulle spalle del contribuente.
Ha senso tutto ciò? Sì, se i mercati accettano questo ennesimo stratagemma, e dato che ormai tutti sono risaliti sulla giostra del denaro facile è molto probabile che questa proposta si concretizzi nel breve periodo e che venga appoggiata con entusiasmo dal settore finanziario. Fortunatamente, nessuna legge è stata varata per vietare la cartolarizzazione di beni inesistenti né quella dei debiti in moratoria che nessuno mai pagherà. I politici erano troppo presi a produrre programmi d’austerità per farlo.