Sconsiglierei al mio peggior nemico di mettersi a giocare con temi quali la trasparenza dei bilanci dei partiti e dei movimenti, l’ineleggibilità, la legge contro la corruzione, il conflitto di interessi. Si tratta di grandi questioni democratiche che non possono essere usate da nessuno per una guerra di posizione tra partiti vecchi e nuovi, movimenti compresi.
Non vi è dubbio alcuno che il problema degli statuti dei partiti, della loro democraticità, delle fonti di finanziamento esista e che a nessuno possa e debba essere concessa forma alcuna di immunità.
Se poi alcuni 5 stelle ci risparmiassero urla e invettive contro Milena Gabanelli, una giornalista che non guarda in faccia a nessuno, farebbero un favore a tutti e, in primo luogo, a sé stessi.
La questione, però, non può essere risolta a colpi di progetti di legge, vedi quello del Pd che sembrano costruiti apposta per far fuori Grillo e i suoi, anche perché, anche e soprattutto in politica, il contesto vale quanto il testo.
Invece di preoccuparsi della ineleggibilità di Grillo, il Pd avrebbe forse fatto meglio a preoccuparsi, e non da oggi, della ineleggibilità dell’alleato Berlusconi. In questo caso la legge già esiste, ma è stata aggirata fingendo che l’incompatibilità riguardasse l’amministratore delegato, Confalonieri, ma non il proprietario.
Una tesi che sarebbe stata bocciata dall’ultima pretura d’Italia e, proprio per questo, il giudizio sulle eventuali ineleggibilità è affidato solo al tribunale della politica, affinché sulla norma prevalgano opportunità ed opportunismi di varia natura.
Se il Pd vuole affrontare davvero la questione morale, ritiri la proposta “Contra personam” e ponga fine alle votazioni “Ad personam” in materia di ineleggibilità, magari presentando, insieme a Sel e ai 5 stelle una proposta per l’immediata risoluzione del conflitto di interessi.
Tra le tante e devastanti anomalie che stanno colpendo a morte il nostro ordinamento democratico questa, almeno, sarebbe una felice anomalia.