Se è vero che disponiamo di una dei peggiori ceti politici esistenti sulla faccia della Terra, ci sono per fortuna istituzioni che riescono a svolgere ancora un ruolo a volte positivo. Mi riferisco alla decisione della Cassazione di rimettere alla Corte costituzionale la questione della legittimità del porcellum, la peggiore legge elettorale che mai Parlamento riuscisse a concepire.
Si tratta di una buona decisione da vari punti di vista.
Intanto dal punto di vista dell’ampiezza accordata al riconoscimento dell’interesse di agire dei ricorrenti. A tale proposito l’ordinanza afferma quanto segue: “L’espressione del voto – attraverso la quale si manifestano la sovranità popolare (art. 1, comma 2, Cost.) e la stessa dignità dell’uomo – costituisce oggetto di un diritto inviolabile (artt. 2, 48, 56 e 58 Cost., art, 3 prot. 1 Cedu) e “permanente” dei cittadini, i quali possono essere chiamati ad esercitarlo in qualunque momento e devono poterlo esercitare in modo conforme a Costituzione). Lo stato di incertezza al riguardo è fonte di un pregiudizio concreto e ciò è sufficiente per giustificare la meritevolezza dell’interesse ad agire in capo ai ricorrenti”.
Nel merito, gli aspetti che destano i sospetti di incostituzionalità sono com’è noto due: premio di maggioranza e assenza delle preferenze. Il primo viene ritenuto manifestamente irragionevole, nonché lesivo dei principi di uguaglianza del voto e rappresentanza democratica. Per non parlare delle ulteriori problematiche che scaturiscono dall’esistenza di un meccanismo regionale per il Senato. L’abolizione delle preferenze fa invece sorgere il dubbio che il voto non sia più né diretto né libero come vuole la Costituzione.
Ora vedremo cosa sapranno inventarsi i rappresentanti della casta per salvaguardare una legge ignobile ma ben rispondente ai loro interessi. La sola strada per rispondere in modo adeguato alle censure sollevate è quella dell’introduzione di una legge retta dal principio di proporzionalità del voto. Unico principio che risponde alle esigenze di democrazia reale cui pure il sistema rappresentativo deve soggiacere.
Nel frattempo peraltro la casta non desiste dall’attacco al libero voto degli elettori, come dimostrato dal tentativo di settori del Pd di mettere fuorilegge il Movimento Cinque Stelle, introducendo nuovi limiti, non previsti dalla Costituzione, al diritto di voto e ai diritti politici in genere. Ennesimo attacco antidemocratico che va respinto con forza.