L'aula di Palazzo Madama ha detto sì alla richiesta del parlamentare del Pd, impegnato nella corsa alle elezioni comunali di Roma. "Ecco cosa vuol dire trasparenza. Adesso Alemanno di che parlerà?" ha commentato il diretto interessato su Twitter
Ignazio Marino non è più senatore della Repubblica. Palazzo Madama, infatti, ha accolto le dimissioni del candidato sindaco del Pd alle comunali di Roma con 179 voti a favore, 67 contro e 10 astenuti, espressi con scrutinio segreto. Hanno votato a favore il Pd, M5S e Sel, hanno lasciato libertà di coscienza nel voto il Pdl e Scelta Civica. Pierferdinando Casini, invece, ha annunciato il suo voto contrario, ricordando che per prassi l’Assemblea respinge sempre la prima richiesta di dimissioni di un parlamentare. Marino aveva presentato al presidente del Senato Pietro Grasso la richiesta di dimissioni per potersi impegnare nella campagna elettorale per il Campidoglio l’8 aprile. A Ignazio Marino subentra Enrico Buemi, primo dei non eletti in Piemonte.
“Ecco cosa vuol dire trasparenza. Adesso Alemanno di che parlerà?” ha commentato il diretto interessato su Twitter, mentre il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda ha espresso parole di grande apprezzamento per il gesto dell’ormai ex senatore: “Non è mai successo che il Senato abbia votato dimissioni di candidati sindaco prima che gli stessi conoscessero il risultato del voto” ha detto Zanda, che poi ha ricordato come “lo stesso onorevole Alemanno presentò la richiesta di dimissioni non prima ma dopo essere stato eletto sindaco e furono votate dall’aula della Camere mesi dopo. Ignazio Marino si è comportato diversamente e il suo gesto, unico, va sottolineato – ha commentato il senatore del Pd – Non solo per il valore che ha sul piano personale ma per il valore politico di grande rilevanza e importanza, soprattutto in un tempo come il nostro in cui si cerca di allungare il più possibile il momento del distacco dalle cariche pubbliche”.