Il comandante della Costa sarà quasi sicuramente l'unico imputato per tutti i reati di cui è accusato. Gli altri 5 hanno chiesto il patteggiamento. Il gup: "Ci sono indizi di colpevolezza più che sufficienti". Revocato l'obbligo di dimora per il capitano: "Ma non ho paura della galera: la mia coscienza è a posto"
Francesco Schettino sarà quasi sicuramente l’unico imputato nel processo sul naufragio della Costa Concordia, all’isola del Giglio. Il giudice dell’udienza preliminare Pietro Molino lo ha rinviato a giudizio per tutti i reati di cui è accusato: omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime, omesse comunicazioni alle autorità, abbandono di incapaci, naufragio colposo. E ha fissato la prima data del processo: 9 luglio al teatro Moderno di Grosseto allestito come un’aula e stavolta per il pubblico. Sarà infatti un processo con rito ordinario davanti al collegio del tribunale, presidente Giovani Puliatti. Il giorno prima, 8 luglio, lo stesso giudice Molino deciderà sui patteggiamenti proposti dagli altri cinque imputati. “Sono sereno, andrò al dibattimento per spiegare con calma” i fatti avvenuti, ha detto Schettino. E di fronte al rischio di una maxi-condanna ha detto: “La galera non mi fa paura. Fa paura la coscienza. La mia coscienza è a posto. Ma la galera non pulisce le coscienze”.
Schettino resta imputato anche per il reato di abbandono della nave. Su questo c’è stato un colpo di scena in aula: la difesa, con l’avvocato Domenico Pepe, ha chiesto, limitatamente a questa accusa, una sentenza di non luogo a procedere, un proscioglimento. “Schettino non fuggì ma fu involontariamente catapultato su una scialuppa”, hanno ribadito i difensori. E’ la tesi del comandante dalle ore immediatamente successive alla sciagura. Ma il gup Molino ha rigettato la richiesta: non ha dato nessun proscioglimento “parziale”. Peraltro la difesa di Schettino non si è espressa per un rito abbreviato, il gup così è andato avanti, anche dicendo di no alle nuove perizie sulla Concordia che la stessa difesa ha chiesto per acquisire nuove prove. “La piattaforma fornita dalla Pubblica Accusa contiene (più che) sufficienti indizi di colpevolezza per giustificare il rinvio a giudizio dell’imputato”, scrive il gup nel suo decreto. Soddisfazione per il procuratore capo Francesco Verusio: “L’esito di questa udienza preliminare ha confermato in toto il nostro impianto accusatorio” anche rispetto alla qualificazione dei reati. Respinta infatti l’istanza delle parti civili – che pure parlano di “vittoria” per il rinvio a giudizio di Schettino – di aggravare l’accusa da omicidio colposo a omicidio volontario per dolo eventuale, cioè per aver accettato il rischio “folle” di compiere un disastro. Il giudice Molino non ci ha creduto: ci furono più “deficit colposi” di Schettino, “ma non dolo”. Il comandante della Concordia lascia Grosseto incassando un solo punto: la revoca dell’obbligo di dimora. Potrà quindi lasciare Meta di Sorrento (Napoli), dove vive, senza chiedere autorizzazione alle autorità.