Mentre Roma fa i conti con i numeri inequivocabili sul crescente disagio economico del Paese, a Strasburgo si cerca almeno di dare da mangiare ai più poveri, sempre più numerosi secondo gli ultimi dati disponibili. L’ufficio delle statistiche europeo Eurostat stima in quasi 120 milioni gli europei a rischio povertà nel 2011, praticamente uno su cinque. Una situazione tanto drammatica che la commissione Occupazione e affari sociali dell’Aula di Strasburgo ha chiesto di portare a 3,5 miliardi di euro il bilancio di un apposito fondo chiesto per garantire a questo potenziale esercito di disperati (e a chi disperato lo è già) almeno un piatto caldo al giorno e l’assistenza sanitaria minima. Non è stato facile vincere le resistenze dell’ala più liberale della Commissione, secondo la quale, evidentemente, ogni euro speso per il welfare è un euro sprecato.
Uno scenario da dopoguerra. Centoventi milioni gli europei a rischio povertà, oltre 40 milioni le persone che vivono in condizioni di grave deprivazione materiale, 43 milioni quelli che non possono permettersi un pasto proteico a base di carne, pollo o pesce (o equivalente vegetariano) ogni due giorni (definito un’esigenza vitale dall’Organizzazione mondiale della sanità), 4,1 milioni di senzatetto e oltre 25 milioni di bambini a rischio povertà e di esclusione sociale (quasi 6 milioni non possiedono abiti nuovi e circa 5 milioni non dispongono di due paia di scarpe del numero giusto).
La commissione Occupazione e affari sociali del Parlamento europeo ha quindi approvato la proposta della Commissione europea di istituire un Fondo europeo di aiuti agli indigenti che erediti il compito del Programma di aiuto per gli indigenti MDP inaugurato nel 1987 e che arriverà a conclusione a fine 2013. L’MDP ha infatti consentito fino ad oggi agli Stati membri di svincolare le scorte pubbliche di derrate in eccedenza aiutando circa 19 milioni di persone solo nel 2011. “Siamo riusciti a mantenere il budget del nuovo fondo almeno al pari di quello vecchio, ovvero 3,5 miliardi di euro contro i 2,5 proposti dalla Commissione europea”, ha detto la responsabile del rapporto al parlamento l’eurodeputata irlandese e socialista Ermer Costello. “Sfortunatamente la crisi ci sta mettendo di fronte a un aumento di richieste di aiuto in tutta Europa”.
Eh sì perché in tempo di crisi la solidarietà è la prima a farne le spese. La proposta al ribasso della Commissione europea è dovuta alle pressioni fatte da alcuni Paesi membri per tagliare il bilancio generale dell’Ue per il periodo 2014-2020. Ricordiamo che alcuni Paesi, come la Gran Bretagna e la Finlandia, avevano detto perfino no ai 670 milioni di euro destinati ai terremotati dell’Emilia Romagna e rientranti nella rettifica di bilancio Ue 2012. Proprio per questo, in occasione del voto in commissione sul nuovo fondo, parte delle destre e dei liberali si sono opposti all’obbligatorietà dei paesi membri a partecipare a questo fondo, cercando di imporre la base volontaria. Questa eventualità, poi non andata in porto, a giudicare dalla ritrosia dimostrata dai Paesi del Nord ad aiutare quelli del Sud maggiormente colpiti dalla crisi avrebbe fatto profilare all’orizzonte tempi duri per gli indigenti d’Europa.
Ma la povertà non riguarda di certo solo Grecia e Spagna. In Italia l’Unicef ha recentemente denunciato che il 17% dei bambini vive sotto la soglia di povertà, ovvero che 1 milione e 750mila minori non raggiungono il livello minimo di benessere materiale. Questo fa dell’Italia il 23esimo Paese Ue, alle spalle di Spagna, Ungheria e Polonia, per benessere dei minori. Non a caso i tagli a questo fondo erano stati esorcizzati anche dal Comitato delle Regioni (CdR, l’istituzione europea che rappresenta gli enti regionali e locali a Bruxelles), che aveva giudicato “insufficiente il livello di finanziamento previsto”.
“Dobbiamo essere accanto alle associazioni di volontariato, che in tutta Europa svolgono un’opera di inestimabile valore”, aveva detto a fine aprile il finlandese Ossi Martikainen, presidente del consiglio comunale di Lapinlahti e responsabile del parere del CdR. “In questo diventa sempre più lontano l’obiettivo della strategia Europa 2020 di far uscire dalla povertà almeno 20 milioni di persone entro il 2020”, ha aggiunto Sergio Soave, sindaco del Comune di Savigliano (CN) e membro del CdR. Adesso il nuovo fondo dovrà passare al vaglio dell’intero Parlamento europeo e poi ricevere l’ok del Consiglio (governi nazionali), diventato ormai la Scilla e Cariddi di tutte le spese comunitarie, aiuti ai poveri compresi.
@AlessioPisano