La Lombardia è la regione più inquinata d’Europa. Un triste primato che nasce da due fattori: la sua conformazione a conca e le massicce quantità di gas nocivi immessi nell’atmosfera. Se nel primo caso Madre Natura non si può cambiare, nel secondo si può far molto.
Il prossimo agosto entrerà in vigore una legge regionale rivoluzionaria. Tutti gli immobili devono sostituire il vecchio e inquinante impianto di riscaldamento (quelli datati prima del 1997, per tutti gli altri c’è ancora un anno di tempo). Il provvedimento della Regione Lombardia prevede l’obbligo di dotare i termosifoni di valvole termostatiche e di contabilizzatore di calore. Inoltre, in molti casi si dovrà sostituire anche la pompa di circolazione con una più moderna, denominata ad inverter. In questo modo la Regione punta a ottenere un abbattimento degli inquinanti pari al 5-6% del totale.
Aria più pulita e a caro prezzo però. Ogni valvola ha un costo medio pari a 130 euro (ne serve una per radiatore), una pompa di calore 5mila euro ma questa si paga in base alle quote millesimali. Per un appartamento medio di tre vani con cinque termosifoni il costo complessivo può superare i 1.000 euro. Più è piccolo l’immobile più è penalizzato. Il mancato adeguamento è pesantemente sanzionato, fino a 3mila euro l’anno. Non più rinviabile, questo provvedimento manca di incentivi o sgravi fiscali. L’associazione nazionale degli amministratori di condominio teme un aumento dei mancati pagamenti delle quote condominiali, fenomeno già in netta crescita a causa della crisi.
Ma c’è il colpo di coda dello scorpione che solo un tecnico esperto può prevedere. La quasi totalità degli impianti di riscaldamento in Lombardia sono a colonna: partono cioè dal primo piano e si sviluppano in verticale fino all’ultimo. Questo sistema obbliga a inserire un ripartitore nell’impianto. Esso però è uno strumento poco accurato misurando solo la temperatura superficiale di ogni singolo termosifone, che però può essere condizionata da numerosi fattori (esogeni alla produzione di calore che poi è quella che si paga) quali spifferi in appartamento, infissi poco isolanti, un tetto non coibentato, una casa confinante vuota e dunque fredda o la posizione stessa della casa (se è periferica soffre il freddo maggiormente). Insomma, il costo di questo doveroso abbattimento di inquinanti rischia di essere spalmato in maniera iniqua fra i cittadini. Il prossimo inverno, all’arrivo delle prime bollette, i lombardi se ne accorgeranno e si rifugieranno, al netto di contenziosi e liti condominiali, verso il riscaldamento autonomo.