“Andate a fare i giornalisti da un’altra parte”. È l’invito rivolto ieri a Brescia da alcuni militanti del Movimento 5 stelle ai cronisti presenti al comizio di Beppe Grillo. Nel corso della serata alcuni attivisti si erano detti contrari all’ipotesi di non presentarsi alle elezioni in caso di approvazione del discusso ddl del Pd sulla disciplina dei partiti politici. Una posizione che però il leader non intende discutere: “Chi non è d’accordo fondi un partito con Berlusconi”, risponde. E a chi fa domande sulla democrazia interna arriva il rimprovero degli attivisti: “Sono domande del cazzo”. Uno di loro alza le mani sull’inviato del Fatto.
“Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro”. È scritto nell’art. 4 del ‘non-statuto‘ del Movimento 5 stelle, e non si discute. Beppe Grillo, di fronte a una legge che costringerebbe il Movimento alla personalità giuridica e alla pubblicazione di un vero e proprio statuto nella Gazzetta Ufficiale, pena l’esclusione dalle competizioni elettorali, è categorico: “Se passa il ddl di Zanda e Finocchiaro non ci presenteremo, e si prenderanno la responsabilità delle conseguenze sociali”. Ma non tutti sono pronti a rinunciare alla rivoluzione a cinque stelle. Tra gli attivisti presenti alla tappa bresciana del ‘tutti a casa tour’ per le amministrative, alcuni la vedono diversamente. “Non si possono abbandonare le persone, gli elettori”, sostiene una giovane attivista di Brescia, “non possiamo mollare l’osso e dargliela vinta”. Ritirare il Movimento dalle prossime politiche perché “non vogliamo mettere in discussione uno statuto”, però, a una minoranza sembra esagerato. E allora? E allora niente. “Chi non è d’accordo vada a fondare un partito con Berlusconi”, risponde il leader quando i giornalisti fanno notare che il tema è dibattuto, e che qualcuno non la pensa come lui. “È questa la democrazia interna al Movimento?”, gli viene chiesto, mentre le domande cominciano a scaldare gli animi di chi sta scortando il leader verso il suo camper. “Non ce n’è, sono quattro regole che hai accettato”, risponde Grillo, “la democrazia è con le regole”. “Domande del cazzo”, rilancia uno degli attivisti che presidiano il corpo del leader. Lui si dissocia: “Non l’ho detto io”. Ma ormai è tardi, e il clima si è scaldato. “Andate a fare i giornalisti da un’altra parte”, invita un altro grillino. Poi, di fronte alle lamentele per le spinte che tengono la stampa lontana da Grillo, un ragazzone con la pettorina della “security” a cinque stelle decide di andare oltre. Prima spinge il cronista del Fatto, e poi gli strappa gli occhiali di Franz Baraggino
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