Succede a Caltanissetta, dove un gruppo di genitori e insegnanti di un istituto comprensivo sfrutterà il processo di trasformazione degli oli esausti per dare carburante all'unico mezzo di collegamento tra la città e la struttura scolastica. "Trasferimenti sempre più esigui, noi costretti ad autotassarsi per garantire il servizio"
Biodiesel “autoprodotto” per permettere di continuare il servizio scuolabus. E’ l’iniziativa di un gruppo di insegnanti e genitori di un istituto alla periferia di Caltanissetta. “Siamo l’ultimo dei pensieri di chi ci amministra”, dicono gli interessati, che hanno pensato di trasformare le difficoltà causate dai tagli ai trasferimenti in opportunità di sviluppo. Fino a oggi, per coprire i cinque chilometri di distanza tra il centro e l’istituto comprensivo Vittorio Veneto, ogni giorno una sessantina di bambini ha utilizzato l’autobus: un servizio pagato prima dal Comune, negli ultimi due anni dalla scuola. Ma dopo i drastici tagli agli enti locali i soldi sono finiti. Come fare per non costringere gli studenti a rivolgersi altrove? I professori del piccolo villaggio Santa Barbara ci hanno pensato per mesi. Poi è arrivata l’idea di un progetto che può portare alla soluzione: le famiglie raccoglieranno gli oli esausti da frittura, il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia li trasformerà in bio-diesel che servirà da carburante per il pullmino messo a disposizione dalla Scat, la società di trasporto pubblico di Caltanissetta.
“Un’iniziativa che non necessita di alcun finanziamento e che sprona la politica ad un uso più attento del territorio”, spiega Lirio Scarciotta, l’insegnante responsabile del progetto sull’ambiente della scuola. “Siamo arrivati alla soluzione, nel rispetto dell’ambiente, utilizzando l’unica cosa di cui abbiamo bisogno, la collaborazione e la voglia di mettersi in gioco”, ha aggiunto il deputato del M5S siciliano Giancarlo Cancelleri, origianrio proprio di Caltanissetta e interpellato da genitori e insegnanti per trovare il modo di non interrompere il servizio. L’istituto comprensivo Vittorio Veneto sorge nella piccola frazione Santa Barbara, un villaggio di qualche migliaio di anime poco fuori Caltanissetta. Ospita l’asilo, le elementari e sei classi di scuola media dove la metà degli studenti proviene dal capoluogo e da altre frazioni. Come nel resto d’Italia, si fanno i conti con le risorse sempre più esigue, a cui si aggiungono i tagli ai servizi operati dal Comune.
“Nell’ultimo anno i trasferimenti si sono ridotti del 30 percento – sottolinea il professore Scarciotta – non arrivano neanche i fondi per pagare eventuali supplenze e gli insegnanti non possono assentarsi, altrimenti il rischio è che le classi rimangano scoperte. Siamo l’ultimo dei pensieri di chi ci amministra”. Per non far mancare la carta igienica e il sapone i docenti si sono autotassati. “Quando si è rotta una maniglia, ho fatto anche il fabbro per sostituirla”, scherza Scarciotta. Piccole difficoltà quotidiane affrontate con spirito di sacrificio. La scuola è l’unica del comprensorio a garantire un orario settimanale di 40 ore, dal lunedì al venerdì dalle otto alle quattro del pomeriggio, con il servizio mensa. “Una grande risorsa per la città – spiegano gli insegnanti – perché frequentano anche ragazzi con problemi economici, un modo per allontanarli da situazioni di disagio sociale”.
Uno strumento che però avrebbe rischiato di non essere più sfruttato, a causa della soppressione del servizio navetta per i bambini. “Dovevamo inventarci qualcosa oppure dire ai nostri studenti di andarsi a cercare un’altra scuola – racconta il professor – una collega conosceva Cancelleri, gli ha mandato un’email e lui ci è venuto a trovare proponendoci questa soluzione”. Sabato scorso c’è stata una piccola dimostrazione pratica all’interno della festa sull’ambiente organizzata in piazza dalla scuola. Erano presenti i ricercatori del Parco scientifico e tecnologico, società della Regione Sicilia che collabora con numerose università tra cui la Federico II di Napoli, che hanno illustrato il processo di trasformazione dell’olio esausto in bio-diesel. Poi il carburante è stato inserito nel serbatoio di un pullmino che ha portato in giro i bambini per il villaggio. Solo poche centinaia di metri, ma dal forte valore simbolico. I professori sono convinti che l’esperimento potrà funzionare anche a lungo termine. “Le friggitorie e le pizzerie della zona contribuiranno a fornire l’olio per tutto l’anno scolastico – precisa l’insegnante Patrizia Gumino – le famiglie sono felicissime e anche l’azienda di trasporti ha sposato con entusiasmo il progetto”. Restano da superare le difficoltà burocratiche, legate alle accise sul carburante e al rilascio delle autorizzazioni necessarie. Ma il grillino Cancelleri non ha dubbi: “Per risolvere i problemi non servono risorse, ma idee e quelle sono gratis”.
di Salvo Catalano