Il “non” rapporto annuale dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede. Quello che è stato pubblicato oggi dal Vaticano è soltanto un atto formale che fotografa l’attività dell’Aif istituita da Benedetto XVI nel 2010 e diventata operativa nell’aprile del 2011. Della rivoluzione della “Chiesa povera e per i poveri” auspicata da Papa Francesco ancora nessuna traccia. In due mesi di pontificato Bergoglio non ha ovviamente ancora avuto modo di toccare i tasselli centrale del potere finanziario del Vaticano. Ma l’auspicio di molti, dentro e fuori la Chiesa, tra le gerarchie e il popolo, è che si inizi presto a riformare lo Ior, la banca vaticana, e che l’operazione antiriciclaggio prenda davvero il via con misure concrete e con una trasparenza inequivocabile. Bisogna innanzitutto partire dagli uomini che sceglierà Papa Francesco: sapranno incarnare il suo spirito rivoluzionario?
Il primo rapporto dell’Aif, presentato stamane nella sala stampa vaticana dal direttore dell’autorità, lo svizzero René Brülhart, è di 64 pagine, ma le notizie essenziali si possono racchiudere in tre cartelle. C’è molta storia: dai documenti istitutivi dell’Aif alla sua attività negli anni 2011 (da aprile a dicembre) e 2012. Documenti, motu proprio di Benedetto XVI, statuto Aif. Pochi numeri, pochi dati, poca sostanza. Un dato interessante, forse l’unico, è quello che si legge a pagina 22. Riguarda l’obbligo di dichiarazione di trasporto transfrontaliero di denaro contante o di titoli al portatore di valore pari o superiore ai 10mila euro, disciplinato dalla legge vaticana 127 del 2010 sulla prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario. Da aprile a dicembre 2011 sono state presentate all’Aif 658 dichiarazioni in entrata e 1.894 in uscita. Nel 2012 le dichiarazioni in entrata sono state 598 e quelle in uscita 1.782. Sono, dunque, più i soldi che escono che quelli che entrano dalle sacre mura.
Nel 2012, come emerge dal rapporto, l’Aif ha riferito la ricezione di sei segnalazioni di operazioni sospette rispetto all’unica ricevuta nel 2011. L’autorità, ha spiegato il suo direttore, ha inoltrato due rapporti al Promotore di giustizia vaticano per ulteriori indagini. “Le statistiche e la tendenza a partire dal 2012 – ha affermato Brülhart parlando ai giornalisti – sono incoraggianti e indicano che il sistema va costantemente migliorando”. Nel 2012, ha sottolineato il direttore dell’autorità, l’Aif ha avviato lo screening e l’analisi dei flussi di transazioni in contanti dei soggetti vigilati. “Nello sforzo di contrastare attivamente ogni possibile abuso del sistema finanziario – ha spiegato Brülhart – abbiamo avviato una interazione stretta e costruttiva con la Segreteria di Stato, la Gendarmeria, il Promotore di giustizia e le istituzioni sotto la nostra supervisione, al fine di migliorare consapevolezza e sicurezza e garantire una cooperazione interna e coordinata ai fini della prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo“.
Per il presidente dell’Aif “un elemento importante del rapporto sono i progressi compiuti nella cooperazione internazionale, basata sul chiaro impegno della Santa Sede di essere un partner credibile nella lotta internazionale contro il riciclaggio. Nel 2012 c’è stata la firma di un protocollo d’intesa con le autorità competenti di Belgio e Spagna. Continuerà – afferma Brülhart – a essere la nostra politica nel 2013 il rafforzamento della cooperazione internazionale mediante la firma di altri memorandum d’intesa con altri paesi e giurisdizioni rilevanti”. E per il 2013? “Prevediamo – ha affermato il direttore dell’Aif – un ulteriore rafforzamento del sistema di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, compresa l’attuazione delle raccomandazioni Moneyval attraverso l’adeguata adozione o modifica della legislazione in materia, e la continuazione del processo di rafforzamento della consapevolezza delle autorità e delle istituzioni competenti”.