Il sindaco si becca una multa dalla propria polizia municipale e decide di fare ricorso dal prefetto per annullarla. Perché è stato sanzionato? Per eccesso di protesta: aveva piazzato due cartelli abusivi in due rotonde incompiute (“Rotonda incompiuta causa patto di stabilità”). Questo senza aver fatto i conti col Movimento 5 Stelle che, un attimo dopo, aveva già informato i vigili. Risultato: due verbali da 435,8 euro l’uno.
È Cesena il teatro di un siparietto che comincia a turbare il sonno del primo cittadino Paolo Lucchi (Pd), che ora si ritrova una bella gatta da pelare a pochi mesi dalla campagna elettorale per ricandidarsi alla guida di palazzo Albornoz nel 2014.
La storia comincia il 28 febbraio scorso, quando Lucchi annuncia di voler piantare le due insegne sui generis- il suo ‘complice’ è il presidente della Provincia di Forlì-Cesena Massimo Bulbi (Pd)- in due rotonde di periferia: una è quella all’incrocio fra via Capannaguzzo e la strada provinciale 123, tra Macerone e Bulgarnò; l’altra è quella all’incrocio fra la strada provinciale 70 e le vie Montaletto e San Giorgio, nei pressi di Ponte Cucco. Si mandano inviti ufficiali del Comune a sindacati, imprenditori e presidenti di quartiere, si fanno le cose per bene.
In entrambi i casi le due opere, finanziate dalla Provincia su indicazione del Comune, erano state avviate mesi prima, fino all’interruzione dei lavori per evitare di sforare il tetto di spesa imposto dal trattato di Amsterdam- o appunto patto di stabilità. Di fronte a un pasticcio “che rischia di paralizzare l’intera programmazione delle prossime opere”, annunciarono allora Lucchi e Bulbi, si decise di “sensibilizzare i cittadini” collocando in ogni cantiere bloccato “un cartello che spieghi il motivo per il quale l’opera non viene realizzata”.
Dal momento della posa delle insegne griffate coi loghi di Comune e Provincia ma irregolari, sabato 2 marzo, sono cominciati i problemi. Il Movimento 5 Stelle cesenate, rappresentato in Consiglio comunale da Natascia Guiduzzi, ‘confessa’ di lì a poco: “La denuncia l’abbiamo fatta noi”, rivela Guiduzzi. Lucchi esterna subito “grande sorpresa, dal momento che non avevamo ricevuto alcun segnale di possibili irregolarità, nonostante l’iniziativa abbia avuto un notevole risalto”. La battaglia prosegue sul costo dei cartelli, tema che porta il sindaco, il 18 aprile, a fare un annuncio: “Ognuno di essi (realizzato in polionda stampato) è costato 75 euro più Iva, per un totale di 363 euro. Continuo ad essere convinto che l’amministrazione comunale, installandoli, abbia fornito un’informazione che interessa i cittadini (almeno a quelli di S.Giorgio e Bulgarnò, che la richiedevano a gran voce ad ogni incontro). Ma se si dimostrerà che così non è, la giunta ed io non faremo ‘furbate’ e ci faremo carico per intero dei costi, naturalmente”.
Si arriva alla riunione di giunta di martedì mattina, nel corso della quale Lucchi decide non di pagare di tasca sua, ma di impugnare i verbali dei suoi vigili dal prefetto. “Alla luce delle verifiche effettuate nelle settimane scorse, la giunta ha dato il via libera al ricorso contro i due verbali, notificati all’amministrazione il 15 aprile, ritenendo che ve ne siano i presupposti”, recita il comunicato del Comune. La ‘strategia’ alla base del ricorso si rifà alla tesi secondo cui “i cartelli apposti- scrive Lucchi nella lettera ai consiglieri comunali- non avevano carattere pubblicitario né propagandistico, quanto piuttosto di comunicazione istituzionale assimilabile a quella necessaria quando si appone il cartello di un cantiere. I cartelli furono collocati, lo scorso 2 marzo, dalle due amministrazioni, per comunicare, di fronte alla reiterate proteste dei cittadini, l’impossibilità di completare i lavori di realizzazione delle due rotonde a causa dei vincoli posti dal patto di stabilità”.
In attesa di capire cosa dirà il prefetto, Guiduzzi non ci sta e rigira il coltello nella piaga: “Apprendiamo con stupore della scelta del sindaco di Cesena, che in un primo momento aveva annunciato di voler pagare di tasca propria le sanzioni per non gravare sui conti del Comune e sulle spalle dei cittadini”.