Il Cavaliere sulla sentenza: "Non ho mai avuto conti all'estero né mi è pervenuto un centesimo delle asserite violazioni fiscali". E aggiunge: "Se c'è buon senso non potrò essere dichiarato colpevole". I suoi fanno quadrato: "Solo teoremi, nessuna prova"
“Le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Milano nella vicenda “Diritti” sono davvero surreali”. Lo afferma Silvio Berlusconi in una nota parlando delle motivazioni della corte d’Appello sulla sentenza Mediaset. In quelle pagine il Cavaliere, condannato a 4 anni, è stato definito dai magistrati il vertice dell’operazione illecita di frode fiscale. “Mai – prosegue Berlusconi – ho avuto conti all’estero come risulta indiscutibilmente dagli atti. Mai neppure un centesimo delle asserite violazioni fiscali mi è pervenuto così come parimenti risulta dagli atti. Tutti i proventi dei diritti sono rimasti in capo alle aziende di terzi che li commercializzavano. Vi è di contro la prova conclamata che alcuni dirigenti infedeli di Mediaset hanno ricevuto svariati milioni di euro per comperare tali diritti. E’ ovvio che mai un imprenditore avrebbe potuto tollerare che i suoi dirigenti fossero pagati da fornitori per agevolare gli acquisti nella propria azienda”.
Secondo l’ex presidente del Consiglio “se vi è ancora un barlume di buon senso sull’applicazione del diritto e sulla valutazione del fatto questa sentenza non potrà che essere posta nel nulla riconoscendosi la mia assoluta innocenza”.
Per tutta la giornata l’ex capo del governo aveva ricevuto messaggi di solidarietà dai suoi. Maurizio Gasparri non se ne fa una ragione: “Nessuna prova, non un riscontro, solo ipotesi. Che a Milano ci siano magistrati quanto meno prevenuti è nostro diritto pensarlo. E che si respiri un clima di aggressione giudiziaria è un fatto evidente. La nostra protesta per una giustizia vera e una magistratura non politicizzata continua”. Fabrizio Cicchitto dà una lettura puramente politica: “Non sappiamo proprio come i giudici di Milano possano attribuire a Berlusconi, come a chiunque altro la cosiddetta ideazione di un reato. Ma comunque anche questa stupefacente motivazione dimostra che ci troviamo di fronte ad un attacco giudiziario in atto fin dal 1994 che tende a modificare da allora il quadro politico malgrado che eSso sia determinato dagli elettori”. Micaela Biancofiore si dice basita, Renato Brunetta dice che è stufo, Renato Schifani (l’ex presidente del Senato) si definisce stupito. Tutti parlano di teorema, di inaccettabile “attacco” dei giudici e tutto il resto del consueto spartito. Per l’ex presidente del Lazio Renata Polverini “c’è un preoccupante quanto evidente divario tra il giudizio del Paese reale, espresso attraverso il grande consenso elettorale da vent’anni rinnovato a Silvio Berlusconi dagli italiani, e il pre-giudizio di chi, con sentenze dal sapore politico, contrappone condanne gestite con una sapienza mediatica ed una spettacolarità degna di miglior causa”. Tuttavia vale la pena aggiungere che i giudici hanno depositato le motivazioni nel giorno che avevano fissato, essendosi dati un tempo di 15 giorni e avendo pronunciato la sentenza l’8 maggio.