Il luogo d’incontro dei due grandi protagonisti della cricca, di per sé evoca brutti ricordi: Il pasticciaccio in via Merulana a Roma. Un bar a pochi metri dal palazzo che ha ispirato il romanzo capolavoro di Carlo Emilio Gadda. Sono da poco passate le 8 di sabato 20 aprile, in un tavolino nel retro del bistrot, si incontrano Angelo Balducci e Diego Anemone.
L’ex potente provveditore alle Opere pubbliche, e l’imprenditore che era riuscito ad accaparrarsi i lavori più importanti per i Grandi Eventi, parlano fitti fitti. “Ma poi tu mi aiuterai?” dice Balducci quasi prostrato verso l’amico di sempre. Anemone chiede di uscire per fumarsi una sigaretta. Una telecamera del Fatto li immortala. Tranne che in vecchie foto del Ros dei Carabinieri, mai nessuno li ha ripresi assieme. Di lì a pochi giorni, i magistrati romani chiederanno il rinvio a giudizio per i due e altre 14 persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta relativa ad irregolarità negli appalti per la realizzazione dei cosiddetti Grandi eventi. Ma che fine hanno fatto gli altri protagonisti della cricca?
GUIDO BERTOLASO
“A giugno torno in Sudan. C’è bisogno di una grande mano e noi facciamo il possibile”, racconta Guido Bertolaso. Per l’ex capo della Protezione civile, la vita di oggi è lontanissima da quella “gelatinosa” di qualche anno fa. “Passo sette mesi all’anno tra Haiti, dove lavoro con una suora straordinaria, e l’Africa: sta per ricominciare la stagione delle piogge, che porta pazzesche epidemie di malaria: io stesso l’ho presa. E’ stato un attacco drammatico, di malaria cattiva, quella che ti ammazza, se non la curi”. Ma voltare pagina non è così semplice, dato che la Procura di Roma, a fine aprile, ha chiesto il rinvio a giudizio anche per lui, accusato di corruzione perché, da pubblico ufficiale, avrebbe favorito Anemone in cambio di denaro e favori. In occasione delle ultime Politiche, il Pdl gli ha proposto la candidatura: “L’ho rifiutata anche a questo giro, non hanno più il coraggio di insistere”.
DIEGO ANEMONE
Il potente ex costruttore romano, Diego Anemone, sembra non svolgere nessuna attività lavorativa. L’imprenditore edile, finito in una miriade di processi – ma per ora senza condanne – è indagato nell’ambito dell’inchiesta su uno scambio di favori e corruzioni tra imprenditori e pubblici ufficiali per l’assegnazione degli appalti per i Grandi Eventi. I reati contestati sono l‘associazione per delinquere e la corruzione. Nella cricca, Anenome era colui che si occupava anche di soddisfare in ogni modo gli alti funzionari che gestivano i Grandi Eventi, procacciando loro, dalle ragazze allo champagne. Solo pochi mesi fa, la GdF ha contestato alle società del gruppo che gestiva col fratello un’evasione fiscale da 166 milioni di euro e fatture false per altri 38 milioni.
ANGELO BALDUCCI
Non è solo chiamato a rispondere dai magistrati romani, assieme ad Anemone, di associazione per delinquere. Il 17 maggio scorso infatti la Procura di Roma ha sequestrato beni per 12 milioni di euro ad Angelo Balducci. Tra questi ci sono anche le quote della società Edelweiss, quella che produceva i film interpretati da uno dei suoi figli, Lorenzo. Condannato già dal tribunale di Roma per la vicenda dell’appalto della caserma Marescialli di Firenze a tre anni e 8 mesi di reclusione, oggi ha una pensione da grosso dirigente pubblico.
FRANCESCO PISCICELLI
Si è rifugiato in una magnifica villa all’Argentario Francesco Piscicelli, l’imprenditore che, intercettato, rideva del terremoto a L’Aquila. “La mia giornata di oggi? Meglio che non la racconti. Continuo a subire minacce, anche a mano armata. Tantissime: mi hanno bruciato l’elicottero, mi lasciano proiettili nella cassetta della posta. Ora ho una tutela molto blanda delle forze dell’ordine. Anche perché le istituzioni, solo perché inquisito, mi hanno tolto il porto d’armi”. E che fa, oggi, Piscicelli? “Continuo con il mio lavoro, che è quello del costruttore. E poi collaboro con i pm”. I giudici romani per l’appalto della caserma Marescialli di Firenze, lo hanno condannato a 2 anni e 8 mesi.
FABIO DE SANTIS
Da ingegnere a oste. È la nuova vita di Fabio De Santis, ex provveditore alle Opere pubbliche della Toscana, che dopo esser finito negli scandali della cricca del G8 ha preferito lasciarsi il passato alle spalle e dedicarsi alla ristorazione. Ad oggi consiglia piatti di pesce e vini pregiati in un gettonato ristorante nell’elegante quartiere Prati a Roma. Ha ricevuto dalla Corte di Roma una condanna a tre anni e 8 mesi per l’appalto di Firenze.
RICCARDO FUSI
Non ha tanta voglia di parlare perché “sono molto stanco di subire ingiustizie, e nessuno di voi è interessato alla verità”. Anche per lui i travagli giudiziari non sono affatto finiti. L’ex patron del gruppo di costruzioni Btp è stato da poco iscritto nel registro degli indagati a Firenze con l’accusa di bancarotta semplice e fraudolenta. L’indagine nasce proprio da uno sviluppo degli accertamenti che la procura fiorentina fece sulla cricca, procedimento per il quale Fusi è già stato condannato in primo grado. I magistrati romani invece per la caserma di Firenze lo hanno condannato a 2 anni, la pena è stata poi sospesa.
REGINA PROFETA
L’ex soubrette brasiliana, dal 17 maggio a processo per favoreggiamento della prostituzione (e intercettata nello scandalo che coinvolge Bertolaso), tiene a precisare: “Io non ho mai fatto Cacao Meravigliao con Arbore, come dicono tutti”. Regina giura che la sua carriera non è stata affatto offuscata dalle inchieste: “Continuo a organizzare feste al Salaria Sport Village e punto alla politica. Sono già stata candidata alle comunali con Rutelli, ora penso a Grillo, con cui ballavo in Rai vent’anni fa”.
DON EVALDO BIASINI
Lo hanno ribattezzato “Don Bancomat” per i rapporti che il padre aveva con Diego Anemone, al quale ha celebrato anche le nozze e al quale custodiva e dava denaro. Spiegava: “Io a Diego gli davo i soldi perché lui faceva lavori per noi”. Archiviata la vicenda cricca è spuntato in un filone di inchiesta sullo Ior, la banca vaticana. Don Bancomat è stato anche indagato per riciclaggio, indagini ancora in corso a Roma. Vicende che sono costate a Biasini il ruolo di economo nella “Congregazione dei missionari del preziosissimo sangue” di cui fa ancora parte”.
ANGELO ZAMPOLINI
“Lavoro, nonostante la crisi: ho ripreso dopo la sospensione da parte dell’ordine degli architetti”. Angelo Zampolini, l’architetto che ha patteggiato 11 mesi di carcere a Perugia, pena sospesa, per favoreggiamento nell’ambito di un filone di inchiesta sulla cricca, è tornato alla sua attività. Ha ammesso di aver portato gli 80 assegni serviti a comprare la casa con vista Colosseo di Claudio Scajola, ad “insaputa” dell’ex ministro. “Non mi parli più di Anemone, ho tre cause con lui”.
Di Beatrice Borromeo e David Pierluigi
Hanno collaborato Nello Trocchia e Valeria Pacelli
Da Il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2013