I carabinieri hanno arrestato per tentato omicidio un piccolo imprenditore di 58 anni: al culmine di una lite ha esploso tre colpi alla schiena dell'amante, una quarantunenne ricoverata in condizioni gravissime: "Sono disperato, non so cosa mi è successo. Mi sentivo preso in giro"
Era geloso, credeva che lei avesse altre relazioni, che lo prendesse in giro, dopo che lui le aveva prestato dei soldi per aiutarla a vivere in Italia. Così, durante una lite, le ha sparato, l’ha scaraventata giù dall’auto e ha premuto di nuovo il grilletto, alla schiena. Lei è ora ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale San Martino di Genova: la prognosi è riservata, i medici stanno aspettando prima di pronunciarsi sulle sue possibilità di sopravvivenza. Lui è stato arrestato: i testimoni hanno letto la sua targa, i vigili urbani lo hanno rintracciato e i carabinieri lo hanno fermato. Ora dovrà rispondere di tentato omicidio, ma potrebbe scattare la premeditazione perché si è portato dietro la pistola e l’arma è di suo padre. Nella stessa giornata in provincia di Lodi una donna di 35 anni è stata uccisa a coltellate dall’ex compagno, dopo una persecuzione di un anno: l’ha aspettata fuori dal lavoro e l’ha accoltellata in un giardino pubblico.
La donna, Yamila, è una cubana di 41 anni, che lavora come badante, che da circa un anno aveva una relazione con Bruno Calamaro, 58 anni, è un piccolo imprenditore che abita a Prà con una compagna e a Genova ha una ditta di pulizie e disinfestazioni. Il fatto è avvenuto in via Biga, nel quartiere di Marassi, ed è stato grazie ad alcuni testimoni che Calamaro è stato poi subito cercato e rintracciato. La donna – hanno riferito i carabinieri – è stata raggiunta da tre colpi di pistola: due al torace, esplosi mentre era ancora sull’auto, e un terzo alla schiena, dopo essere stata scaraventata fuori dall’auto. La donna è stata sottoposta a una delicatissima operazione chirurgica e ora lotta per la vita.
La ricostruzione degli investigatori
Yamila e Bruno si erano incontrati intorno alle 7.45. Lui era andato a prenderla a casa, in via Fereggiano, a Marassi, per accompagnarla al lavoro. In auto, in via Biga, è scoppiata la lite: Calamaro ha preso la piccola pistola semiautomatica (di proprietà del padre, circostanza che potrebbe far ipotizzare l’aggravante della premeditazione) e in auto le ha sparato i primi due colpi. L’ha gettata fuori dall’auto poi le ha sparato alla schiena un terzo colpo, mentre lei era riversa a terra. Poi è fuggito. A dare l’allarme sono stati alcuni passanti che hanno notato la scena e preso il numero di targa di quella Fiat Multipla di colore scuro parcheggiata in seconda fila. Immediatamente sono state diramate le ricerche in tutta la città. L’uomo è stato fermato poco dopo in piazza Corvetto da una pattuglia della polizia municipale. Non ha fornito resistenza né ha tentato di fuggire. In auto, sotto un sedile, c’era la pistola.
La confessione: “Avevo il sospetto che si prendesse gioco di me”
Un dramma esploso perché Calamaro, come ha detto al pm Luca Scorza Azzarà durante un primo interrogatorio, si sentiva “preso in giro”: “Avevo il sospetto che Yamila si prendesse gioco di me, che mi volesse lasciare – ha detto l’imprenditore – Io le avevo anche prestato alcune migliaia di euro per aiutarla a vivere a Genova”. Il timore era che Yamila avesse altre relazioni sentimentali e che potesse lasciarlo. Così Calamaro ha cercato un chiarimento: “Sono andato a prenderla a casa – ha spiegato – per accompagnarla al lavoro. Poi in auto abbiamo litigato e non so cosa mi è successo”. Il 58enne ha chiesto scusa per il gesto e ha aggiunto: “Non avevo intenzione di uccidere Yamila”. L’uomo, incensurato, è stato sottoposto alla prova forense dello stub per avere la certezza che abbia sparato. Il pm gli ha contestato il reato di tentato omicidio e porto abusivo d’arma da fuoco. Resta, invece, ancora al vaglio della Procura l’aggravante della premeditazione. Calamaro, intanto, è stato rinchiuso nel carcere di Marassi.