Daniele Manca tenta di bissare il primo mandato, ma deve arginare la fuga a sinistra dell’ex Sel Giorgio Laghi e l’ascesa del grillino Claudio Frati. Centrodestra frammentato in cinque liste. Il primo cittadino: “I miei avversari sono solo una sommatoria di rancori”
Con settantamila abitanti non si è di certo un paese (per vecchi). La piccola, grande, Imola, va al voto domenica 26 e lunedì 27 maggio per eleggere il sindaco con l’incognita mai provata, nella sua storia amministrativa di sindaci targati Pci-Pds-Ds-Pd, di un possibile ballottaggio.
Daniele Manca, 44 anni, una vita dentro al partitone, prima sindaco di Dozza Imolese, poi consigliere regionale e infine dal 2008 a guida di una giunta di centrosinistra nella città in cui si è consumata una tappa fondamentale del caso Terremerse, rischia davvero di fermarsi sotto il 50%. E più che una riedizione della vittoria di Giorgio Guazzaloca a Bologna, sembra di essere di fronte a quella di Federico Pizzarotti a Parma.
Perché a sfidare apertamente il delfino di Vasco Errani è Claudio Frati, candidato del Movimento 5 Stelle, ironia della sorte un classe ’66 quindi più “anziano” di Manca, proprio nella città in cui i grillini lo scorso febbraio hanno superato la media nazionale con un 26,1% e qui ad Imola sono quotati a qualche punto percentuale in più.
“Potrebbe anche accadere, il sistema elettorale lo prevede”, spiega Daniele Manca, che ha messo insieme al Pd un’area vasta che va da Rifondazione ai montiani, passando per Verdi e Socialisti – sei le liste collegate -, “ma la differenza sta nel fatto che noi, dopo 5 anni di crisi del sistema economico in Italia con ripercussioni pesantissime sulle amministrazioni locali, presentiamo un progetto comune per il futuro della città partendo dalla creazione di posti di lavoro, mentre i nostri avversari portano avanti una sommatoria di rancori e di no”.
Il centrodestra presenta 4 candidati e Sel si spacca. Ad Imola gli antiManca si dividono in ben sette liste con il record nel centrodestra dove oltre a quella del Pdl che candida Simone Carapia, si sommano Daniele Marchetti della Lega Nord, Riccardo Mondini con i Civici di centrodestra e Andrea Zucchini, un giovane Udc che si è fatto una lista propria e che punta tutto sul tema della “sicurezza”. Senza dimenticare la Lista Civica Per Imola, dello storico consigliere comunale Giorgio Palazzolo, tendenzialmente al di sopra delle parti, ma che nei mesi scorsi sembrava poter rientrare in un’alleanza con il centrodestra.
I concorrenti più vicini all’attuale sindaco sono quelli del candidato a lista “doppia” dei transfughi di Sel (“una coop per gestire una pasticceria”, li definisce Manca). Imola Migliore e Liberi a Sinistra candidano Giorgio Laghi, 54 anni, colui che si è battuto in prima persona contro la creazione della società Beni Comuni, scelta che ha lacerato il partito di Vendola, subito tornato all’ordine sotto l’ala Pd. “Il centrosinistra non c’è più”, spiega Francesco Chiaiese, capolista di Liberi a Sinistra, “per noi Pd significa Partito Democristiano e l’idea è quella che nella città di Andrea Costa si torni a risolvere i problemi della gente con un partito di sinistra. Non accettiamo più l’arroganza di Manca, la privatizzazione di interi settori pubblici già avvenuta con Beni Comuni per la manutenzione stradale e cimiteriale, pratica che presto avverrà per scuole e asili”.
“Noi siamo un modello, non abbiamo liste d’attesa nelle scuole”, ribatte Manca, “a Imola non ci sarebbe bisogno di nessun referendum come a Bologna: qui i genitori possono scegliere se far mandare i bimbi nelle scuole statali, comunali o paritarie”.
Anche se il disagio che ha portato ad una scissione a sinistra, pressoché inedita nella Romagna laica e repubblicana, batte su temi che sono oramai cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle: “Manca e il Pd parlano di rinnovamento e mettono a guida di Beni Comuni un pluripensionato con diversi incarichi come Loris Lorenzi, cosa fanno ci prendono in giro?”
Tra gli ex vendoliani c’è chi giura che ci sono chance di arrivare al ballottaggio, e se così non fosse la vicinanza con Grillo è tanta: “I programmi sono simili, potremmo dialogare in Consiglio Comunale su molte cose”.
I 5 Stelle rischiano il colpaccio. “Voci di corridoio, false e tendenziose dicono che è stato suggerito ai dipendenti comunali di rimandare le ferie di giugno”, a parlare sornione di un possibile secondo turno è Claudio Frati, sfidante a 5 Stelle di Manca, “a Imola non c’è un vero e proprio problema da risolvere, ma un atteggiamento dirigista che cancella la partecipazione dei cittadini in ogni ambito”.
Tre i punti su cui si concentra il candidato del Movimento: “Tagliare di netto l’oligarchia, la partita di giro che da sempre governa la nostra città a partire dalla dotazione dirigenziale del Comune nelle partecipate. Poi c’è la questione della riconversione dell’Autodromo di Imola dove non vogliamo girino soltanto motori a combustione ma che si crei lavoro attorno alla mobilità elettrica e sostenibile. Infine attendiamo una nostra Asl”.
Frati ha rivisto Beppe Grillo per la seconda volta mercoledì scorso, dopo lo Tsunami Tour ma giuro che non si conoscono e che non si sono mai sentiti, come non è stato alla scuola da sindaco di Pizzarotti (“quel giorno avevo un altro impegno”): “Si è trovato una bella gatta da pelare, parlo del carico di debito pesante del Comune di Parma e dell’inceneritore. Ma anche noi a Imola abbiamo una bella discarica che ospita tonnellate di rifiuti che arrivano da tutta la Romagna con la previsione da parte di Hera di raddoppiarli. Anche qui per noi ci vuole un cambiamento radicale che ci porta in 5 – 6 anni al riciclo e alla differenziata. Insomma, dovremmo seguire la linea anti-Hera di Balzani (sindaco di Forlì, n.d.r.)”.
Manca: “Noi mai col Pdl”. E se lo scenario locale pare ricalcare quello nazionale con l’allargamento del Pd al centro e a destra, Daniele Manca vuole subito smarcarsi: “Abbiamo un progetto politico alternativo al Pdl e ai 5 Stelle, e siamo avversari del neoliberismo berlusconiano interpretato qui a Imola dal candidato Carapia. Non ci alleeremo con loro, perché abbiamo già una maggioranza di forze ampie che hanno inglobato anche quel ceto moderato con cui il Pd nazionale non sa più parlare. Siamo un laboratorio per il futuro del centrosinistra”.
Preferenza di genere. In mezzo a tante liste e ad una battaglia senza esclusione di colpi rischia di non essere ricordata la vera novità di queste amministrative imolesi: la preferenza di genere. Per la prima volta gli elettori potranno indicare due candidati alla carica di consigliere, ma soltanto di sesso diverso.