Niente più vendita al dettaglio di alcolici tra le dieci di sera e le sei del mattino, restrizioni dei luoghi in cui si potrà bere e alla pubblicità. Sono alcune delle norme contenute dalla controversa legge sul consumo di alcool approvata in via definitiva dall’Assemblea generale del Parlamento turco. La proposta è stata posta in cima all’agenda dei lavori dopo una discussione andata avanti fino alla mezzanotte di ieri e votata poi in mattinata. Il tutto quando sono trascorsi appena due giorni dall’adozione del testo in commissione bilancio. Un’accelerazione tra le proteste dell’opposizione che contesta il provvedimento voluto dal Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) del premier conservatore Racep Tayipp Erdogan, visto come un passo per l’islamizzazione della società turca.

Il primo ministro difende le sue posizioni. Musulmano devoto, dice di non voler mettere al bando il consumo di alcolici, semplicemente si appella alla Costituzione, in particolare all’articolo 58 che affida allo Stato il compito di tutelare i giovani dalle dipendenze da alcool, droghe e gioco d’azzardo. “Non vogliamo una generazione che vada in giro giorno e notte ubriaca”, ha detto Erdogan citato dal quotidiano Today Zaman. Alcune delle norme contenute nel provvedimento sembrano andare proprio in questa direzione.

Per citarne una, non saranno più concesse licenze per la vendita di alcolici a locali a meno di cento metri da scuole, centri per la preparazione all’accesso all’università, dormitori studenteschi, strutture educative in generale e moschee. Tanto basta per fissare diversi paletti nei centri delle città, almeno che non si possegga già la licenza. Divieto anche per la vendita nei distributori automatici. O ancora ci saranno limitazioni alle immagini di bevande alcoliche, già vietate in Tv, nelle scene di film, serie televisive e video musicali. Altre riguardano la sicurezza stradale. Si abbassa il limite di alcool nel sangue per chi si mette alla guida e si alzano le sanzioni per i trasgressori. Con un tasso alcolemico dello 0,05 per cento si va incontro a 700 lire turche di multa, circa 300 euro, e sei mesi di ritiro della patente.

Secondo il sito al Monitor, lo zelo dell’Akp a tutela della gioventù turca sembra essere esagerato. Dati Ocse alla mano il consumo annuale di alcool pro capite tra chi ha più di 15 anni è di 1,5 litri, il più basso tra i Paesi dell’organizzazione, contro la media di 10,7 dell’Europa a 27. Né si è assistito negli anni del governo conservatore di Erdogan a un allarmante aumento del consumo. Erano 1,5 litri nel 2003, lo sono tuttora, sebbene in aumento rispetto ai 1,2 litri fatti registrare tra il 2006 e il 2010.

“Non si tratta di una lotta contro la piaga dell’alcool, ma di un tentativo di ridefinire la società secondo le proprie credenze e il proprio stile di vita”, ha tuonato Musa Çam, del partito repubblicano Chp, erede della tradizione kemalista e secolarista, “A nessuno può essere imposto di bere o non bere. Questa è un’imposizione religiosa e ideologica”. L’opposizione guarda ai provvedimenti che a suo dire stanno minando la laicità della Turchia, come l’aver fatto cadere le restrizioni a indossare il velo. Mentre è di questi giorni la condanna a 13 mesi di carcere per blasfemia dello scrittore Sevan Nişanyan, per un articolo giudicato offensivo contro Maometto.

A preoccuparsi è anche il mondo del business. I produttori non potranno farsi pubblicità o sponsorizzare appuntamenti sportivi o musicali, con l’unica eccezione delle fiere di settore. Le bottiglie dovranno inoltre contenere avvertimenti sui rischi del bere. Non ha celato il malcontento la Diageo, la più importante società al mondo nel settore degli alcolici, che nel 2011 pago 2,1 miliardi di dollari per la Mey Icki, produttrice del tradizionale distillato turco raki, e che oggi dice di averlo fatto perché convinta di entrare in un Paese favorevole agli investitori stranieri. Quelli che magari non apprezzano l’ayran, analcolico e a base di yogurt, definito dallo stesso Erdogan la bevanda nazionale dei turchi.

di Andrea Pira

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