Il ministro dello Sviluppo avverte che non dobbiamo rinunciare all'azienda pugliese, perché "è una questione strategica: dalla siderurgia dipende la meccanica, per rimanere competitiva deve avere acciaio prodotto in luoghi abbastanza vicini"
“Se l’Ilva si ferma, possiamo dire addio all’industria siderurgica e avremmo problemi con l’industria meccanica”. E’ il commento di Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo, dopo le dimissioni a catena di ieri dal Cda dell’azienda pugliese. “Il polo dell’acciaio, e l’Ilva in particolare, deve rimanere italiano, dobbiamo fare di tutto come governo per farlo rimanere italiano”, ha aggiunto intervistato da SkyTg24. “E’ una questione strategica: dalla siderurgia dipende la meccanica, per rimanere competitiva deve avere acciaio prodotto in luoghi abbastanza vicini”.
Il ministro ha quindi ribadito che l’Ilva ”deve essere risanata, l’alternativa non esiste”, sottolineando che “non è che se la chiudiamo risolviamo il problema ambientale, ma come è successo a Piombino o a Bagnoli rischiamo un enorme degrado senza aver affrontato il problema produttivo e ambientale”. E ha anticipato che ”domani e in un incontro che ci sarà martedì anche con il premier Enrico Letta, discuteremo a fondo di tutti gli aspetti della faccenda e prenderemo in mano la situazione, perché una cosa è certa, non vogliamo che chiuda questa attività, come non vogliamo che chiudano altre”.
Parlando dell’ex ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, Zanonato ha detto che “ha lavorato molto bene, in una fase di estrema difficoltà per l’economia del Paese. Noi dovremo avere margini un po’ più ampi di manovra, adesso che si chiude il processo di infrazione. Avremo la possibilità di accedere di più al credito, perché i soldi sono quelli”. Mentre tornando alla competitività delle imprese italiane, ha spiegato che alle nostre aziende “basterebbe essere messe nelle stesse identiche condizioni delle altre imprese europee dei Paesi più avanzati, come la Germania: se sono messe nelle stesse condizioni, sono in grado di competere e anche di vincere. Se invece sono gravate dal punto di vista fiscale, sotto il profilo dei costi dell’energia, da un insieme di meccanismi burocratici difficili da separare è evidente che non riescono a competere”.
Il ministro ha poi affrontato la questione Fiat, che ha fatto discutere negli ultimi giorni per l’ipotesi sempre più ventilata di spostare la sede centrale negli Stati Uniti. “Dobbiamo trovare il modo per incrociare gli interessi di Fiat un po’ di più con gli interessi del nostro Paese, perché vogliamo che rimanga in Italia”, ha detto. E ha aggiunto: “A Marchionne parlerò e gli dirò: ‘Dimmi cosa possiamo fare per mantenere Fiat con suoi impianti produttivi in Italia e dimmi cosa vuoi fare tu per il tuo Paese'”.
E per quanto riguarda Alitalia, infine, ha spiegato che “non è messa nelle stesse condizioni di altre grandi compagnie europee e soffre perché la competizione non è simmetrica, è asimmetrica: le compagnie low cost godono di vantaggi di cui non dovrebbero godere e dobbiamo mettere Alitalia nelle stesse condizioni”. Il gruppo, secondo Zanonato, “deve quindi avere le stesse condizioni delle altre compagnie. Non possiamo offrire slot vantaggiosi a tutti e costringerla a slot meno vantaggiosi”.