“Il congresso si terrà comunque entro il 2013, è l’orizzonte che ci siamo dati”. Parola del segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che ha aggiunto: “Finito il primo turno delle elezioni riuniremo i segretari delle aree metropolitane, poi abbiamo convocato la direzione per il 4 giugno e partirà il processo che ci porterà al congresso”. Epifani, intervenuto a In mezz’ora, ha detto di non sentirsi un “segretario a tempo“, anche se il suo mandato è vincolato allo svolgimento del congresso.
“Ci sono state divisioni, problemi grandissimi, difficoltà con la nostra base”, ha affermato, “ma un grande partito come il Pd ha bisogno di una guida, non può restare senza”. Il leader Pd ha detto che non intende “lavorare perché il congresso slitti ma perché il congresso lavori bene e si confronti apertamente”, chiarendo che “il mio orizzonte è il congresso dopo di che posso anche farmi da parte. Dovremo quindi decidere il partito che vogliamo, più che decidere chi sarà il nuovo segretario”.
Per quanto riguarda l’Imu, invece, Epifani ha avvertito che “se hai soldi per far tutto è un bene, se non hai soldi per far tutto la cosa più logica è che non aumenti l’Iva che colpisce chi ha i redditi più bassi e fare insieme l’operazione dell’Imu per le fasce medie e medio-basse”. Il problema, ha sottolineato, non è di parte ma di buon senso: “Se dovessi decidere io eviterei che sulla povera gente scatti l’aumento Iva perché se invece salvo l’Imu e aumento l’Iva non faccio un’operazione buona”.
Epifani ha poi parlato di Silvio Berlusconi, sostenendo che l’ex premier “va battuto con la politica e non attraverso la scorciatoia di una legge che risale al 1957″ e chiarendo che il partito deciderà sull’ineleggibilità del Cavaliere non appena insediata la giunta per le elezioni. Il problema, secondo il segretario del Pd, “andava e va affrontato alla radice”, facendo riferimento alla legge sul conflitto di interessi.
Il segretario del Pd ha avvertito infine che il governo deve farsi carico della risoluzione sul conflitto di interessi. “Nell’ultimo ventennio all’Italia è mancata la solidità giuridica tipica delle grandi democrazie anglosassoni”, ha detto, “dove chi ha un conflitto di interessi o lo norma e lo risolve in maniera drastica, oppure non può candidarsi”.