Diop, la cui storia è raccontata sul sito della nostra Fondazione è da molti anni in Italia con regolare permesso di soggiorno e licenza di commercio ambulante.
Da oltre 10 anni vende i suoi oggetti seduto sullo stesso muretto di un bel quartiere del centro. Lo conoscono tutti e gli sono amici. I proprietari dei locali in zona lo ospitano sempre a pranzo e tutti, come possono cercano di rendergli la vita meno difficile, anche perché vivere in strada ad oltre 65 anni quando sei diabetico e cardiopatico non è facile.
Per la seconda volta nel giro di pochi mesi, dei solerti vigili urbani hanno pensato bene di andare all’assalto del suo piccolo banchetto all’aperto, sequestrandogli tutto e comminandogli una multa di migliaia di euro con la scusa che la sua licenza è appunto da ambulante e a lui non è consentito fermarsi. Ma Diop sta seduto perché nelle sue condizioni di salute non ce la fa più a girare per la città senza sosta.
Una volta di più il Comune di Milano ha dimostrato di essere fuori sintonia con questa città ed un recente articolo del Corriere a firma Schiavi lo ha giustamente sottolineato.
Se il Comune avesse proprio a cuore l’ordine ed il decoro pubblico farebbe meglio a cercare di tenere sotto controllo quel gigantesco suk che è Piazza Duomo dove ad esempio certi personaggi aggrediscono i turisti che si rifiutano di sborsare decine di euro per le foto con i piccioni.
Questa giunta è pero capace di stupirci con iniziative ad effetto ma di scarso o nullo valore sociale come i volontari che si recano una tantum a domicilio del fortunato pensionato estratto a sorte per cucinargli il pranzo oppure l’assistenza psicologica gratuita a 150 “fortunati” che, a causa della loro condizione di indigenza, dovrebbero dimenticare i morsi della fame dopo essersi seduti sul lettino dell’analista gentilmente offerto dal Comune.
Nel frattempo, continuano a proliferare le situazioni di assoluta emergenza dove i privati cercano di tappare le falle dell’assistenza pubblica, compreso il fatto che a breve la Casa della Carità di Don Colmegna sarà costretta a mettere in cassa integrazione parte dei volontari perché né il Comune né la Diocesi, pur sedendo nel Consiglio di Amministrazione, hanno mai dato un euro di contributi, nonostante le promesse fatte a suo tempo e nonostante il fatto che la Casa della Carità ospiti numerose persone anche per conto proprio del Comune.
In Comune dovrebbero sapere che Freud a stomaco vuoto funziona poco e male, e sarebbe meglio che iniziassero a preoccuparsi sul serio di questa città evitando magari come prima cosa di tagliare milioni di euro dal budget dell’assistenza sociale per far quadrare il bilancio.
Unica nota positiva: per Diop, nel quartiere è scattata una solidarietà spontanea. Personalmente, l’ho rimborsato del valore di tutte le merci sequestrate mentre un noto avvocato in zona si è offerto per il gratuito patrocinio, a dimostrazione che questa città è migliore di chi la governa.
Andrea, Fondazione Condividere