“Per questa settimana noi ci aspettiamo da tutti voi la serietà che è dovuta da chi deve essere il motore della ripartenza economica e rivendica di essere al servizio della crescita sociale, civile e culturale del Paese”. Questa, in sintesi, la richiesta della Rsu di Rcs Mediagroup agli azionisti del Corriere della Sera che giovedì 30 dovranno pronunciarsi sulla ricapitalizzazione dell’azienda. “Molti sono i fattori che hanno condotto la nostra società in questa situazione: la caduta della raccolta pubblicitaria in seguito alla crisi economica e finanziaria; la perdurante bassa propensione alla lettura degli italiani; il prepotente sviluppo in Internet di nuovi canali informativi più congeniali a gusti e abitudini dei lettori di nuova generazione; gli errori del management avallati dagli azionisti”, ricorda il sindacato in una nota pubblicata su Corriere e Gazzetta.
“Mentre nei primi tre casi poco è imputabile a cause interne, nel comportamento di management e azionisti non si possono non rilevare macroscopici errori: dall’errata valutazione degli andamenti di un mercato editoriale che si modificava aggredito dalla crisi, alla lentezza nell’intervenire su settori di business che da anni presentavano difficoltà a mantenere i conti in attivo, a causa anche della complessità di una parte dell’azionariato che cercava di assicurarsi quote di potere e rappresentanza all’interno del Gruppo”, continua la nota.
“Ma l’errore principale del gruppo dirigente, all’origine degli attuali problemi patrimoniali di Rcs è stato certamente l’acquisto del gruppo spagnolo Recoletos realizzato nel 2007 a un prezzo fuori mercato indebitandosi fino al collo. Un investimento dai contorni ambigui e misteriosi che ha visto coinvolti a vario titolo tutti gli attori che in questa settimana dovranno decidere se dare continuità alla società o se consegnarla alla giustizia amministrativa, anch’essa colpevole di non aver vigilato all’epoca su una società quotata in Borsa che vedeva operare come venditore e compratore un teatrino di personaggi che si intrecciavano a filo doppio”, punta poi il dito il sindacato che si dichiara certo del fatto che “anche i principali azionisti del Gruppo, protagonisti anch’essi della storia civile ed economica di questo Paese e che nelle numerose interviste rilasciate ai Media non mancano di affermare il loro ruolo al servizio della Nazione, sono consapevoli del valore non solo economico di Rcs per la società italiana e che sapranno tenerne conto nel momento delle decisioni evitando il rischio della procedura concorsuale. Tenendo altresì conto di tutti gli errori e le omissioni che sono stati compiuti ai danni di questo Gruppo”.
Una parola, infine, “anche per i nostri grandi creditori e in buona parte azionisti del presente e del passato, le banche. Proprio loro non lesinarono il credito a basso prezzo quando si trattò di acquisire Recoletos, aprirono il portafoglio per un miliardo di euro senza battere ciglio, anzi strizzando l’occhiolino — un atteggiamento ben diverso da quello riservato di solito ai comuni mortali che vengono vessati da mille richieste e difficoltà quando chiedono un mutuo in banca. Oggi le banche fanno la voce grossa per rinegoziare il debito, chiedendo tassi d’interesse stratosferici e imponendo tappe di rientro forzato del debito. Da qui ipotesi di cessioni, riduzioni dei costi, cassa integrazione: idee sciagurate che vedono coinvolti 800 lavoratori che nulla hanno avuto a che fare con gli errori di gestione suddetti, ma anzi in tanti casi si sono opposti — non ascoltati — a tali decisioni”.
Proprio il tema del debito di Rcs e degli accordi con le banche sarà al centro di una riunione del consiglio di amministrazione della società in calendario per mercoledì. L’appuntamento dovrebbe servire a fare il punto dopo che la società ha avviato contatti con gli istituti di credito per un aggiustamento dei termini del rifinanziamento per 575 milioni di euro deciso a metà aprile. L’attesa è che da qui a mercoledì l’azienda riesca ad ottenere una limatura agli interessi sul debito, alla luce delle migliori condizioni di mercato, e una ridefinizione dei termini per il rimborso del debito bancario per quella parte legata ai proventi della ricapitalizzazione.
Economia & Lobby
Crisi Corriere, il sindacato mette il dito nelle ambiguità delle banche azioniste
Il comunicato a tre giorni dall'assemblea sulla ricapitalizzazione: "Non lesinarono il credito a basso prezzo quando si trattò di acquisire Recoletos, aprirono il portafoglio per un miliardo di euro senza battere ciglio, anzi strizzando l’occhiolino. Oggi fanno la voce grossa per rinegoziare il debito"
“Per questa settimana noi ci aspettiamo da tutti voi la serietà che è dovuta da chi deve essere il motore della ripartenza economica e rivendica di essere al servizio della crescita sociale, civile e culturale del Paese”. Questa, in sintesi, la richiesta della Rsu di Rcs Mediagroup agli azionisti del Corriere della Sera che giovedì 30 dovranno pronunciarsi sulla ricapitalizzazione dell’azienda. “Molti sono i fattori che hanno condotto la nostra società in questa situazione: la caduta della raccolta pubblicitaria in seguito alla crisi economica e finanziaria; la perdurante bassa propensione alla lettura degli italiani; il prepotente sviluppo in Internet di nuovi canali informativi più congeniali a gusti e abitudini dei lettori di nuova generazione; gli errori del management avallati dagli azionisti”, ricorda il sindacato in una nota pubblicata su Corriere e Gazzetta.
“Mentre nei primi tre casi poco è imputabile a cause interne, nel comportamento di management e azionisti non si possono non rilevare macroscopici errori: dall’errata valutazione degli andamenti di un mercato editoriale che si modificava aggredito dalla crisi, alla lentezza nell’intervenire su settori di business che da anni presentavano difficoltà a mantenere i conti in attivo, a causa anche della complessità di una parte dell’azionariato che cercava di assicurarsi quote di potere e rappresentanza all’interno del Gruppo”, continua la nota.
“Ma l’errore principale del gruppo dirigente, all’origine degli attuali problemi patrimoniali di Rcs è stato certamente l’acquisto del gruppo spagnolo Recoletos realizzato nel 2007 a un prezzo fuori mercato indebitandosi fino al collo. Un investimento dai contorni ambigui e misteriosi che ha visto coinvolti a vario titolo tutti gli attori che in questa settimana dovranno decidere se dare continuità alla società o se consegnarla alla giustizia amministrativa, anch’essa colpevole di non aver vigilato all’epoca su una società quotata in Borsa che vedeva operare come venditore e compratore un teatrino di personaggi che si intrecciavano a filo doppio”, punta poi il dito il sindacato che si dichiara certo del fatto che “anche i principali azionisti del Gruppo, protagonisti anch’essi della storia civile ed economica di questo Paese e che nelle numerose interviste rilasciate ai Media non mancano di affermare il loro ruolo al servizio della Nazione, sono consapevoli del valore non solo economico di Rcs per la società italiana e che sapranno tenerne conto nel momento delle decisioni evitando il rischio della procedura concorsuale. Tenendo altresì conto di tutti gli errori e le omissioni che sono stati compiuti ai danni di questo Gruppo”.
Una parola, infine, “anche per i nostri grandi creditori e in buona parte azionisti del presente e del passato, le banche. Proprio loro non lesinarono il credito a basso prezzo quando si trattò di acquisire Recoletos, aprirono il portafoglio per un miliardo di euro senza battere ciglio, anzi strizzando l’occhiolino — un atteggiamento ben diverso da quello riservato di solito ai comuni mortali che vengono vessati da mille richieste e difficoltà quando chiedono un mutuo in banca. Oggi le banche fanno la voce grossa per rinegoziare il debito, chiedendo tassi d’interesse stratosferici e imponendo tappe di rientro forzato del debito. Da qui ipotesi di cessioni, riduzioni dei costi, cassa integrazione: idee sciagurate che vedono coinvolti 800 lavoratori che nulla hanno avuto a che fare con gli errori di gestione suddetti, ma anzi in tanti casi si sono opposti — non ascoltati — a tali decisioni”.
Proprio il tema del debito di Rcs e degli accordi con le banche sarà al centro di una riunione del consiglio di amministrazione della società in calendario per mercoledì. L’appuntamento dovrebbe servire a fare il punto dopo che la società ha avviato contatti con gli istituti di credito per un aggiustamento dei termini del rifinanziamento per 575 milioni di euro deciso a metà aprile. L’attesa è che da qui a mercoledì l’azienda riesca ad ottenere una limatura agli interessi sul debito, alla luce delle migliori condizioni di mercato, e una ridefinizione dei termini per il rimborso del debito bancario per quella parte legata ai proventi della ricapitalizzazione.
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Roma, 19 mar (Adnkronos) - "La nostra risoluzione contiene ragioni e proposte per realizzare una vera difesa comune e riafferma la nostra critica e la nostra proposta di radicale revisione del piano di von der Leyen, che favorisce la corsa al riamo dei singoli Stati". Lo ha detto Peppe Provenzano in aula alla Camera.
"Siamo pronti a una discussione seria sulla sicurezza ma la denuncia del rischio armare i nazionalismi abbiamo il dovere di farla", ha sottolineato il deputato e responsabile Esteri del Pd, che tra l'altro ha parlato della situazione in Medio oriente: "La rottura di Israele della tregua con i raid contro la Palestina non e' solo un dramma ma è un crimine di guerra, sono morti oltre 130 bambini e lei presidente Meloni ha espresso preoccupazione. Preoccupazione? Quell'atto merita la condanna più ferma e netta".
Roma, 19 mar. (Adnkronos/Labitalia) - L’Agenzia delle Entrate ha lanciato un nuovo strumento per i cittadini. Si tratta del domicilio digitale speciale che permette di ricevere direttamente via Pec (Posta elettronica certificata) atti, comunicazioni e notifiche fiscali, incluse le cartelle dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Una rivoluzione silenziosa ma strategica, pensata per le persone fisiche, i professionisti non iscritti ad albi e gli enti di diritto privato non registrati, che ora potranno scegliere il proprio indirizzo digitale per ricevere tutta la corrispondenza fiscale in modo certo, sicuro e tracciabile". A dirlo Ivan Meo, di Immobiliare.it.
Se si è proprietari di uno o più immobili è fondamentale: un avviso di liquidazione Imu, una notifica di accertamento, o anche solo una richiesta di documentazione possono arrivare via posta o non arrivare affatto. Con il domicilio digitale: si ricevono subito gli avvisi dell’Agenzia, senza ritardi; si ha la tracciabilità completa delle comunicazioni; si può conservare tutto in formato digitale; si evitano i problemi per notifiche non ricevute (e relativi sanzioni e interessi); si è sempre aggiornati anche sulle eventuali irregolarità fiscali.
Attivare questo servizio è semplice e gratuito. Bastano tre passaggi: accedere all’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate con Spid, Cie o Cns. Si va alla sezione dedicata al 'domicilio digitale speciale' e si inserisce la Pec personale (o altro servizio di recapito certificato qualificato). Una volta indicata la Pec, si riceverà nella stessa casella un codice di validazione, utile a confermare la scelta. In futuro si potrà anche modificare o revocare l’indirizzo in autonomia.
E' possibile indicare una sola Pec, che non deve già essere associata ad altri soggetti. L’indirizzo comunicato sarà valido sia per l’Agenzia delle Entrate, sia per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Con questo nuovo servizio si potrà ricevere tutti gli atti fiscali, compresi: avvisi e provvedimenti che richiedono notifica legale, comunicazioni senza obbligo di notifica, ma rilevanti; cartelle di pagamento e altri atti della riscossione; comunicazioni sui carichi affidati dagli enti creditori.
Il nuovo domicilio digitale è rivolto a: persone fisiche (cioè tutti i cittadini); professionisti non iscritti ad albi o elenchi ufficiali; enti di diritto privato non registrati nel Registro Imprese. Restano, invece, esclusi i soggetti che devono avere obbligatoriamente una Pec iscritta in Ini-Pec, come imprese e professionisti iscritti ad albi.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Questo non è un tempo ordinario. È molto più di 'un tempo non facile', come lo ha definito lei, presidente Meloni. La storia ci ha messo dinanzi a scelte che potremmo definire 'ricostruttive'. Ma nel suo intervento non ho rintracciato l’eco di una consapevolezza di questo 'salto d’epoca'. Ha riempito il suo discorso della consueta retorica autocelebrativa. Ci aspettavamo, al contrario, un poco di autocritica. Perché lei ha chiaramente fallito se il ruolo che aveva disegnato per se stessa era quello del pontiere. Le parti che voleva unire non fanno che allontanarsi e questo è il tempo delle scelte, della chiarezza. Anche lei pensa che l’Unione europea sia nata col solo scopo di 'truffare gli Stati Uniti d’America’?. Crede lei che i dazi del 200% sul nostro vino siano un fatto positivo per la nostra economia? Prenda posizione, ritrovi il coraggio che aveva quando sedeva tra i banchi dell'opposizione". Lo ha affermato Anna Ascani, deputata Pd e vicepresidente della Camera, intervenendo in Aula nella discussione generale sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Faccia qualcosa -aggiunto- anziché attendere che la furia di questo tempo si plachi. Non accadrà senza il nostro protagonismo. E nostro vuol dire dell’Europa. Di quell’Unione certo imperfetta ma essenziale che abbiamo contribuito a fondare. Che oggi ha bisogno di una difesa comune – espressione che lei si rifiuta di pronunciare per non irritare il suo alleato di governo, ma senza la quale ci ritroveremo completamente esposti alle insidie del nuovo disordine mondiale".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Viviamo un momento storico drammatico, che richiede a chiunque abbia responsabilità politiche e istituzionali senso di responsabilità. Bene perciò il sostegno incrollabile che il governo ha sempre mostrato nei confronti dell’Ucraina. E bene la capacità della presidente Meloni di portare sulla sua linea anche chi nutriva dubbi”. Lo ha affermato Mara Carfagna, deputata di Noi moderati-Centro popolare, intervenendo alal Camera nella discussione generale sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del prossimo Consiglio Ue.
“Occorre arrivare ad una pace giusta e duratura –ha aggiunto- e l'unico modo per farlo è pretendere garanzie di sicurezza che scoraggino la Russia da future aggressioni. Il Governo italiano può giocare un ruolo importante in questo".
Palermo, 19 mar. (Adnkronos) - Sono riprese all'alba di oggi le ricerche, con le motovedette della Guardia costiera e Guardia di Finanza, delle decine di dispersi del naufragio avvenuto ieri nel Canale di Sicilia. Si parla di circa 40 persone. Martedì sera le motovedette hanno portato a Lampedusa i 10 superstiti e i sei cadaveri recuperati al largo dell'isolotto di Lampione.
Sono stati i naufraghi a raccontare che erano partiti in 56 dalla Tunisia, da Sfax, a bordo di un gommone. Ma mentre erano in acque internazionali decine di loro sarebbero caduti in acqua a causa del maltermpo.
I 10 superstiti in queste ore vengono sentiti dalla Polizia. Si tratta di uomini, tutti giovanissimi. Sono stati portati all'hotspot di Lampedusa.
"Ieri abbiamo accolto in hotspot i 10 superstiti del naufragio. L'imbarcazione era partita dalla Tunisia e si tratta di persone provenienti dall'Africa subsahariana. Hanno riposato tutta la notte, sono tutti in buone condizioni di salute e dopo le procedure di identificazione forniremo loro un ulteriore supporto psicologico con la nostra equipe multidisciplinare". A dirlo è Cristina Palma, vice direttore dell'hotspot di Lampedusa gestito dalla Croce Rossa italiana.
Il naufragio è avvenuto ieri sera a largo dell'isola. Secondo i primi racconti sull'imbarcazione ci sarebbero state 56 persone: 10 sono sopravvissute, sei i corpi senza vita portati a Lampedusa e sono ancora in corso le ricerche di 40 dispersi. I migranti erano partiti da Sfax, in Tunisia.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Ieri è successa una cosa enorme in Senato. La Presidente Meloni ha deciso di NON rispondere alle mie domande su intelligenza artificiale, bollette, immigrazione. E sapete perché lo ha fatto? Lo ha spiegato lei: perché non vuole fare pubblicità al mio libro". Lo scrive Matteo Renzi sui social.
"Che Giorgia Meloni sia terrorizzata dal contenuto de L’influencer ormai è chiaro: sono l’unico che ha il coraggio di dire la verità su di lei. E dunque è preoccupata che la gente legga i contenuti del libro. Ma cosa c’entra questo con il fatto che un Premier in Parlamento rifiuti di confrontarsi con le opposizioni? -prosegue- È clamoroso che dopo mesi di lontananza dal Senato, lei venga in Aula e dica: no, a Renzi non rispondo, se no faccio pubblicità al suo libro. Questo modo di fare secondo me significa solo due cose. La prima è che Giorgia ha paura del libro, e su questo la capisco bene. La seconda è che Giorgia non sa cosa dire in questa fase di caos mondiale. E questo è molto più grave".
Milano, 19 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano insiste, davanti ai giudici del Riesame, sulla richiesta di arresti domiciliari per Enrico Pazzali, presidente autosospeso della Fondazione Fiera Milano tra gli indagati dell'inchiesta sul presunto dossieraggio che riguarda la società Equalize. La pubblica accusa insiste per le misure nei confronti di altre 11 posizioni, mentre rinuncia a chiedere il carcere per l'esperto informatico Nunzio Samuele Calamucci e gli altri hacker Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli.