Tuttavia la bufala non è solo questo fantomatico numero di 40 mila.
La vera bufala è far credere che i lavoratori siano meglio tutelati lasciando ai Riva la piena libertà di spostamento dei profitti accumulati in anni e anni di produzione che i magistrati ritengono frutto di attività altamente inquinanti e per la qual cosa da tempo è partita una poderosa inchiesta dal nome emblematico: Ambiente Svenduto.
“La ratio del sequestro – ha spiegato il procuratore Franco Sebastio – è quella di bloccare le somme sottratte agli investimenti per abbattere l’impatto ambientale della fabbrica”.
Sarebbe interessante capire come mai, invece di gioire per la mossa dei magistrati, stuoli di politici e giornalisti si preoccupino ora e non prima.
A Taranto il dubbio che inquietava prima (e non ora) era invece che tutta la storia dell’Ilva finisse con il fallimento dell’azienda e la dichiarazione fatale: non abbiamo più un euro in cassa, arrangiatevi. Avremmo avuto i lavoratori sul lastrico senza paracadute. E in più un deserto pieno di veleni e di rottami.
Questo scenario apocalittico, grazie alla magistratura, non c’è più.
Ora a Taranto lavoratori e cittadini hanno un paracadute, una polizza per il futuro. E una speranza di rinascita basata sulle bonifiche.
Al posto dell’incubo di un futuro non garantito da niente e nessuno, c’è ora la Guardia di Finanza che sta setacciando operosamente conti correnti, titoli e proprietà riconducibili al gruppo Riva e ai protagonisti di questa vicenda.
Perché allora fare allarmismo e parlare di 40 mila persone messe in pericolo se i magistrati stanno cercando proprio ciò che servirà ai lavoratori e ai cittadini, per garantire le bonifiche, il lavoro e un futuro possibile risarcimento?
La storia dell’Ilva di Taranto è contornata da politici e sindacalisti che non si sono preoccupati quando si dovevano preoccupare e che si preoccupano invece ora che dovrebbero al contrario gioire e ringraziare la magistratura. La magistratura ha saputo dimostrare che la legalità paga.
Utilizzando il grimaldello legale del
“sequestro per equivalente”, il Gip Patrizia Todisco ha fatto come Robin Hood:
toglie ai Riva per dare ai poveri.
Nessuno sembra apprezzare che questa volta Robin Hood agisce nella legalità. Come confondere allora le idee? Facile: capovolgendo tutto e inventando 40 mila persone in preda al panico. Perché solo un’ondata di panico può contrastare l’ondata di giubilo con cui a Taranto è stato accolto il “sequestro per equivalente” di oltre otto miliardi di beni e capitali dell’impero economico dei Riva.