Nella cittadina in provincia di Salerno il sindaco uscente sfiora la vittoria al primo turno delle amministrative: è colui che nell'inchiesta P3 si vantava di poter condizionare l'operato del premier, nonché l'uomo dei dossier contro Stefano Caldoro. Ed è indagato per estorsione ai danni del Cavaliere e minaccia a corpo dello Stato
C’è chi la ritiene una mezza vittoria, dopo vicissitudini politiche e giudiziarie che avrebbero stroncato un toro. Chi invece una mezza sconfitta, perché qualcuno si era lasciato andare a pronostici entusiastici: “Vinceremo al primo turno” trapelava dallo staff. In effetti è mancato poco: Ernesto Sica, sindaco uscente e ricandidato di Pontecagnano, 25mila abitanti sparpagliati in un paesone di mare appena esci da Salerno in direzione Cilento, va al ballottaggio in testa dopo essersi arrampicato sino al 49%. Le sue liste hanno superato il 50%. Qualcosa si è perso per strada per l’uomo che disse ad Arcangelo Martino: “Tengo Berlusconi per le palle”. Nero su bianco in un verbale dell’inchiesta sulle trame della P3.
Martino – un vecchio ex assessore di Napoli, la persona che fece conoscere a Berlusconi il papà di Noemi Letizia – disse così al procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo: “Lui (Sica, ndr) diceva di avere “Berlusconi per le palle (…) perché era stato protagonista di avere fatto cadere il governo Prodi, attraverso la sua azione e attraverso un imprenditore di grande livello, un imprenditore che tratta l’attività dei centri commerciali e dei supermercati. Il nome non l’ha mai fatto”. Insomma, Sica rivelava di aver contribuito alla compravendita di senatori. Millantava? Probabilmente sì. O forse no, perché Martino faceva riferimento ai convulsi mesi che precedettero le elezioni regionali del marzo 2010, quando l’allora deputato e sottosegretario azzurro Nicola Cosentino vide frenare la sua candidatura a governatore della Campania da un’ordinanza di custodia cautelare per camorra firmata dal Gip di Napoli Raffaele Piccirillo, e Sica provò a giocare la partita della vita: prendere il posto di Cosentino nelle gerarchie Pdl e diventare presidente della Regione.
Con una manovra a tenaglia: elaborare insieme a Cosentino e a pezzi della P3 un dossier diffamatorio su Stefano Caldoro, la persona designata da B. per le elezioni campane. Per provare a rimettere in pista Cosentino se la Cassazione ne avesse annullato l’arresto. Oppure per convincere B. a riporre i nomi di Cosentino e Caldoro in un cassetto e candidare lui, Sica, ricompensandolo per i servigi resi. Sica era arrivato a B. attraverso comuni amici nel giro delle feste in Sardegna e diceva di averne conquistato la stima e le confidenze.
A quelle feste Sica aveva partecipato quando era ancora un giovane e rampante politico del centrosinistra. Il pupillo di Ciriaco De Mita, scrivevano i giornali dell’epoca. Consigliere regionale, organizzatore a Pontecagnano di spettacolari kermesse della Margherita, componente della maggioranza di Antonio Bassolino. Il ritorno a destra avvenne più o meno con la nascita del Pd. Fu un buon alibi per tanti ‘moderati’. Sica sapeva – e sa ancora – qualcosa che può mettere in imbarazzo Berlusconi? Al punto – come si estrapola dagli interrogatori di Martino – di potergli imporre qualcosa? Una cosa è certa: tramontato il sogno di diventare Governatore, Sica divenne a sorpresa assessore regionale della giunta Caldoro. Su ‘indicazione’ del Cavaliere, come pubblicarono senza ricevere smentite tutti i quotidiani napoletani e salernitani. Con una delega leggera, all’Avvocatura, perché Caldoro non pareva particolarmente contento di aver dovuto inserire quel nome.
Il resto è storia. Il Governatore in carica Caldoro che apprende dalle carte dell’inchiesta P3 di avere nominato assessore uno che voleva rovinarlo, e gli dà 24 ore di tempo per dimettersi. Sica che in poche settimane perde assessorato e presidenza dell’aeroporto di Salerno, e si rintana nella sua Pontecagnano a fare il sindaco a tempo pieno. Caldoro che si costituisce parte civile nel processo per diffamazione e violenza privata che vede Sica imputato a Roma con Cosentino. Eppoi un fascicolo aperto a Napoli dal pm Alessandro Milita che indaga il primo cittadino di Pontecagnano e l’ex sottosegretario per estorsione ai danni di Berlusconi e minaccia a corpo dello Stato.
A Pontecagnano queste storie non hanno intaccato il rapporto di fiducia tra Sica e il suo elettorato: rispetto a cinque anni fa ha perso solo il 5% . Probabilmente avrebbe vinto subito se il Pdl gli avesse concesso il simbolo, senza costringerlo a inventarsene uno ‘pezzotto’ con il logo ‘Azzurri per Pontecagnano’. Pare che sia stato Caldoro a mettersi di traverso e a impedire l’inserimento del Pdl nella coalizione del sindaco uscente. Gli ha persino candidato una esponente del minipartito federato nel Pdl di cui è presidente nazionale, il Nuovo Psi, Lucia Zoccoli, che ha sfiorato il 3%. Voti preziosi per impedire a Sica di vincere al primo turno. E al ballottaggio tutto può succedere.