La nuova frontiera della comunicazione calcistica è minimalista. E si contiene in 140 caratteri. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ieri sera ha annunciato attraverso Twitter l’accordo raggiunto con il nuovo tecnico: “Rafa Benitez è il nuovo allenatore del Napoli. Un uomo di grande esperienza internazionale. Un leader” con tanto di foto allegata della stretta di mano tra i due. E oggi, sempre De Laurentiis ha alimentato l’entusiasmo dei tifosi con il secondo cinguettio dedicato all’argomento: “Benitez mi ha detto che non vede l’ora di iniziare a conoscere Napoli, i napoletani e il dialetto partenopeo. Benvenuto Rafa!”. Dimostrando un’ottima conoscenza e padronanza del mezzo: nel comunicare in tempo reale con i tifosi in ogni angolo del mondo e nell’anticipare agenzie di stampa, blog e quotidiani online, che non hanno fatto altro che riportare i suoi 140 caratteri.

Meno consapevole del potere dei social network è stato il giocatore della Roma Osvaldo, che a causa di un tweet offensivo nei confronti del tecnico Andreazzoli, postato subito dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia, ha perso addirittura il posto in nazionale nella prossima Confederation Cup. E pazienza se il commissario tecnico Prandelli ha detto che il comportamento riprovevole di Osvaldo (che gli è costato l’esclusione per motivi disciplinari) sia stata la sua mancata partecipazione alla premiazione. Incise sul profilo dell’attaccante giallorosso restano tutt’oggi le parole dedicate al suo (ex) tecnico il 27 maggio “…Facevi più bella figura se ammettevi di essere un incapace.. Vai a festeggiare con quelli della Lazio va…”, e come sottotesto tutte le polemiche che ne sono derivate.

Un tweet che ha ottenuto oltre 5mila condivisioni, ha avuto molto più risalto mediatico della sua non notata assenza durante la premiazione e ha immediatamente invaso radio e giornali. Ancora una volta arrivati in ritardo, dopo che il dibattito sulla Rete aveva già raggiunto livelli incandescenti. In attesa che i social network sostituiscano definitivamente le articolesse sui giornali e le inutili interviste post-partita, dove con espressioni che dicono tutt’altro gli addetti ai lavori si limitano a dichiarare “ringrazio il mister” o “giocherà la prossima volta”, i media e le società di calcio cercano di correre ai ripari. E i club si sono attrezzati con profili ufficiali della squadra e a volte anche dei calciatori, gestiti poi in realtà proprio dall’ufficio stampa della squadra.

Rimanendo in Italia, secondo gli ultimi dati a farla da padrone è il Milan, con oltre 15 milioni di ‘Mi Piace’ su Facebook (il 66% della Serie A) e 1 milione di ‘followers’ su Twitter (il 45%). Numeri importanti. Che tengono a distanza le rivali come Juve, Inter, Roma, Napoli e Lazio, in ordine di classifica social, ma che non riescono a competere con gli oltre 30 milioni di ‘piacitori’ su Facebook del Manchester United, o i 10 milioni ‘inseguitori’ su Twitter di Real e Barcellona. Nonostante gli sforzi delle società di offrire una comunicazione ovattata anche sui social network, magari attraverso la gestione diretta di alcuni profili personali, a essere più seguiti sono comunque quei calciatori che gestiscono direttamente il loro profilo e non hanno paura di esprimere le proprie opinioni.

Così, se Osvaldo cercando una via di uscita dalla Roma ha finito con l’essere escluso dalla nazionale azzurra, altri hanno raggiunto il loro scopo, magari nascondendosi dietro gli account di moglie e fidanzate. Come hanno fatto Sneijder nella sua guerra di nervi e di mobbing contro l’Inter quest’anno, o Lavezzi e Cerci la scorsa stagione per liberarsi da Napoli e Fiorentina. Poi c’è chi gioca solo per se stesso, e va dal sublime “Neymar è il Justin Bieber del calcio” all’orribile “Thiago Silva è un transessuale sovrappeso”. Sono entrambi cinguettii di Joey Barton, bad boy del calcio inglese in forza all’Olympique Marsiglia, che con frasi come la prima si è guadagnato oltre 2milioni di follower (più di Milan, Juventus e Inter messe insieme) e con la seconda due sacrosanti turni di squalifica. Evidentemente, la nuova frontiera della comunicazione calcistica è ancora in fase di assestamento.

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