Quando si immagina l’assemblea degli azionisti di una multinazionale si pensa a un ordinato stuolo di uomini con completi troppo costosi che fingono di discutere questioni su cui in separata sede hanno in realtà già deciso e, controllando le mail sul loro smartphone, attendono che tutto finisca per poter andare nelle loro case al mare. Immaginatevi perciò lo stupore quando nella recente riunione degli azionisti di McDonald’s, nella parte dedicata a un democratico quanto imprudente scambio di “domande e risposte”, ha preso la parola Hannah Robertson, una bambina di 9 anni dalle idee molto chiare che ha incenerito la titolata platea. La piccola Hannah si è rivolta senza timore al CEO dell’azienda Don Thompson: «Signor Thompson, non vuole che i ragazzini siano in salute e possano vivere così una vita lunga e all’insegna del benessere?»; ma non si è fermata qui e ha proseguito facendo riferimento alle campagne pubblicitarie del colosso del fast food e dicendo «non mi sembra onesto che le grandi aziende cerchino di ingannare i ragazzi sul tema dell’alimentazione. Non è giusto che tanti bambini della mia età si stiano ammalando».

E così Thompson, che ha definito Hannah “coraggiosa” e ha voluto farle i complimenti, si è trovato a doversi difendere dall’inusuale contestatrice: «Noi non vendiamo cibo spazzatura – ha sottolineato il CEO – anche i miei figli mangiano da McDonald’s». Il manager ha poi sottolineato come l’azienda si stia impegnando per salvaguardare la salute dei clienti, offrendo nei suoi menù più frutta e verdura e panini meno calorici. Considerazioni solo in parte convincenti, in un clima generale che si sta facendo ostile nei confronti della multinazionale, tra scioperi dei dipendenti a causa delle paghe insufficienti, e campagne sempre più serrate negli Stati Uniti contro il “junk food” e la conseguente obesità dilagante, soprattutto tra i più giovani.

Hannah Robertson è una “figlia d’arte”: la madre Kia è infatti un’attivista che si batte per favorire il diffondersi di una corretta cultura alimentare tra i più giovani e ha anche creato sull’argomento un gioco online chiamato “Today I ate a Rainbow”. Ma al di là dell’eredita familiare la denuncia di Hannah ha avuto un’importante eco sui media a stelle e strisce, e si è collocata idealmente sulla scia di un altro “rivoluzionario in erba”: Asean Johnson, suo coetaneo e già ribattezzato “il nuovo Obama”, che è diventato il simbolo della lotta contro il piano per la chiusura di numerose scuole pubbliche a Chicago. Il suo infuocato discorso alla folla, che su YouTube ha spopolato con quasi 200mila visualizzazioni in una settimana, dovrebbe essere preso ad esempio, insieme al coraggio di Hannah, dai politici (o presunti tali) di ogni schieramento, non solo statunitensi.

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