Dopo la disfatta del progetto spa Bonomi candida l'ex ministro della Giustizia che in Bpm troverà Gherardo Colombo da un anno alla guida dell'organismo di vigilanza sulla responsabilità amministrativa delle società
Dopo la disfatta sulla trasformazione della Banca Popolare di Milano in società per azioni, Andrea Bonomi chiama Giovanni Maria Flick. L’ex presidente della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia è il candidato del fondo di Bonomi, Investindustrial, per il consiglio di sorveglianza dell’istituto ancora attraversato da profonde lotte intestine nonostante il cambio di gestione.
Il nome di Flick si affianca a quelli di Roberto Fusilli, Flavia Daunia Minutillo e Giacinto Sarubbi indicati dalla lista dei soci dipendenti della banca in vista dell’assemblea del 22 giugno, che sarà chiamata integrare il consiglio di sorveglianza dopo le recenti dimissioni del presidente Filippo Annunziata e di altri consiglieri. A gennaio il costituzionalista aveva lasciato dopo soli sei mesi l’incarico di garante delle procedure dell’Expo 2015 per correre alle politiche con Bruno Tabacci, senza però alcun successo. Ora il suo profilo risponde a quello di futuro presidente del consiglio di sorveglianza della Bpm che l’assemblea, chiamata anche a varare l’aumento di capitale da 500 milioni di euro per restituire i Tremonti bond, dovrà scegliere fra tutti i nomi dei consiglieri.
Investindustrial, però, esprimeva non Annunziata, indicato dagli ex Amici della Bpm, l’associazione dei dipendenti azionsiti, ma i dimissionari Cesare Piovene e Anna Maria Pontiggia. Considerando che uno dei due rappresentanti del fondo di Bonomi è stato già sostituito da Luca Perfetti, a Investindustrial rimaneva un nome da candidare e la scelta è caduta su Flick. L’ex ministro della giustizia in banca troverà l’ex magistrato Gherardo Colombo che nel giugno 2012 era stato chiamato da Bonomi alla presidenza dell’organismo di vigilanza ex D. Lgs.231/01. La normativa, cioè, che ha esteso alle persone giuridiche la responsabilità per i reati commessi da persone fisiche che operano per la società, aggiungendo quindi alla responsabilità di chi realizza l’eventuale illecito quella degli enti, in sede penale, per alcuni reati commessi nell’interesse o a vantaggio degli stessi, da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente stesso.