L'Aula di Montecitorio ha approvato con 545 "si" la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Molti deputati chiedono però che si faccia un ulteriore passo e che sia approvata presto "una legge sul femminicidio"
“E’ motivo di grande soddisfazione il voto con il quale la Camera dei deputati ha approvato la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne”. Ad annunciare l’esito positivo della votazione è la presidente della Camera Laura Boldrini. Con 545 voti su 545 l’aula di Montecitorio ha infatti dato il via libera, all’unanimità, alla ratifica della Convenzione di Istanbul.
BOLDRINI: “ASSEMBLEA MOLTO PARTECIPATA” – Il risultato della votazione, con cui l’Italia diventa il quinto Paese ad aver ratificato il provvedimento dopo Albania, Montenegro, Repubblica Ceca e Turchia è stato accolto da un lungo applauso. “E’ stato un voto unanime espresso da un’assemblea molto partecipata – prosegue Laura Boldrini – Un segnale di sensibilità dell’Istituzione, tanto più importante perché arriva nelle ore in cui, in Calabria, viene dato l’addio all’ennesima vittima della ferocia maschile, Fabiana, la giovanissima donna che in questi due giorni di interventi molti deputati e deputate hanno voluto onorare”. Il voto, infatti, arriva nel giorno dei funerali di Fabiana Luzzi, la sedicenne prima accoltellata e poi bruciata viva dal fidanzato 17enne a Corigliano Calabro, a cui ha preso parte anche il ministro per le Pari Opportunità Josefa Idem.
“ORA IL TESTO AL SENATO PER APPROVAZIONE DEFINITIVA” – Poi la presidente della Camera spiega l’iter che il provvedimento dovrà seguire. “Il voto di oggi – prosegue – è il raggiungimento di un primo, importante obiettivo. Ora il testo passa al Senato, dove ho fiducia che potrà contare su un’eguale attenzione. Si tratterà poi di varare la legge di attuazione della Convenzione che abbia la copertura finanziaria necessaria per permettere la realizzazione dei concreti interventi di sostegno. Sono certa che il nostro Parlamento saprà continuare sulla strada oggi intrapresa. Così come spero che l’Italia possa assumere a livello internazionale un ruolo di traino – conclude Boldrini – verso quei Paesi, dell’Unione Europea o esterni ad essa, che non hanno ancora sottoscritto la Convenzione”.
LE REAZIONI – Grande soddisfazione è stata espressa anche dal ministro delle Pari opportunità Josefa Idem. “Con l’approvazione da parte della Camera dei deputati della Convenzione di Istanbul, il nostro Paese manda un segnale forte e deciso per contrastare il fenomeno del femminicidio e della violenza domestica“. Poi il ministro ha auspicato che il ddl di ratifica venga approvato “in tempi altrettanto rapidi anche da parte di Palazzo Madama“. Plausi arrivano anche dal ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, che definisce il risultato “un voto che fa bene e che incoraggia”. Via twitter arriva anche il commento del presidente del Consiglio Enrico Letta: “Una buona notizia l’ok unanime alla Camera alla convenzione di Istanbul sul femminicidio“. “Una prova di maturità del sistema politico che fa ben sperare per il prosieguo dei lavori, di un messaggio chiaro di vicinanza alle vittime e di monito ai potenziali aggressori”, è il commento di Mara Carfagna, relatrice del provvedimento.
La Convenzione del consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne è stata siglata nella città turca l’11 maggio del 2011. Il testo interviene anche sulla violenza domestica e rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che mira a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. Perché diventi operativa dovrà essere ratificata da almeno 10 Stati di cui 8 componenti del Consiglio d’Europa.
I PUNTI DELLA CONVENZIONE – La convenzione elenca, in 81 punti, tutti i campi di intervento sottolineando che gli Stati dovranno adottare tutte le misure legislative e di altro tipo per esercitare la “debita diligenza nel prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza commessi da soggetti non statali”.
La convenzione inoltre sollecita l’adozione di “politiche sensibili al genere” e spiega che la sua validità si applica “a tutte le forme di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica che colpisce le donne in maniera sproporzionata”. Il fine è chiaro: sanzionare “tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti,la coercizione o la privazione arbitraria della libertà,sia nella vita pubblica, sia nella vita privata”.
Quindi contrasto ad ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne; dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali e impegno a tutti i livelli sulla prevenzione, eliminando al contempo ogni forma di discriminazione e promuovendo “la concreta parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne“.
Tra gli obiettivi elencati dal Trattato anche quello di predisporre “un quadro globale di politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica”; di “promuovere la cooperazione internazionale“; di “sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente”.
I Paesi che sottoscrivono la Convenzione “adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per promuovere e tutelare il diritto di tutti gli individui, e segnatamente delle donne, di vivere liberi dalla violenza, sia nella vita pubblica che privata”, e “condannano ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne”, adottando misure legislative e di altro tipo necessarie per prevenirla, inserendo in Costituzione e negli altri ordinamenti il principio della parità tra i sessi, garantendo “l’effettiva applicazione del principio”, vietando la discriminazione nei confronti delle donne e abrogando le leggi e le pratiche che discriminano le donne. Le Nazioni che sottoscrivono il Trattato si impegnano inoltre a promuovere ed attuare “politiche efficaci volte a favorire la parità tra le donne e gli uomini e l’emancipazione e l’autodeterminazione delle donne”. Va inoltre sostenuto “a tutti i livelli” il lavoro delle Ong e delle donne e delle associazioni della società civile attive nella lotta alla violenza contro le donne.
Rimane aperta la questione degli stanziamenti per sostenere tutta la serie di interventi che la convenzione delinea. La legge di ratifica, infatti, sottolinea che “le misure amministrative necessarie all’attuazione e all’esecuzione della Convenzione sono assicurate con le risorse umane,strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente”.
SBROLLINI (PD): “SERVE LEGGE SUL FEMMINICIDIO” – La discussione in aula prima del voto ha spinto molti deputati di diversi gruppi a chiedere che si vada oltre la ratifica della normativa internazionale che interviene anche sulla violenza domestica. “Serve una legge sul femminicidio“, afferma Daniela Sbrollini (Pd), ricevendo il sostegno di molti colleghi. E la proposta riceve l’appoggio anche di Pia Locatelli, presidente del gruppo Misto in Commissione Esteri e presidente onoraria dell’Internazionale socialista donne, che nel suo intervento sottolinea: ”La ratifica della Convenzione di Istanbul, rappresenta un primo importante passo avanti, ma dobbiamo evitare che questo atto si riduca a pura operazione di immagine: tale sarebbe se si lasciasse immutata la legislazione vigente”.
LA VIGILIA DEL VOTO – La vigilia del voto era stata caratterizzata dalle polemiche. Prima la strigliata del presidente della Camera Laura Boldrini che aveva espresso grande rammarico per la scarsa presenza in Aula durante la discussione per la ratifica. Poi lo scontro a distanza tra la relatrice del provvedimento Maria Carfagna (Pdl) e la deputata Carla Ruocco del M5S. La seconda aveva definito l’intervento della portavoce dei deputati del Popolo della Libertà “una pagliacciata”.